Tivoli, paziente muore dopo un intervento sbagliato | La Asl Roma 5 riconosce l’errore e paga un risarcimento

ASL TIVOLI

Asl Tivoli - Notizia Locale

La Asl Roma 5 di Tivoli ha approvato un risarcimento da 50 mila euro agli eredi di un paziente deceduto per le conseguenze di un intervento chirurgico errato.

Un nuovo caso di malasanità scuote il territorio della Asl Roma 5. Un paziente è morto in seguito alle conseguenze di un intervento chirurgico sbagliato e l’azienda sanitaria ha ora riconosciuto la propria responsabilità civile, impegnandosi a risarcire gli eredi con una somma di 50 mila euro. La vicenda è riportata nella delibera numero 2243, firmata ieri, martedì 2 dicembre, dal Direttore generale Silvia Cavalli, che dà il via libera al pagamento e chiude, almeno sul piano amministrativo, una storia dolorosa che riporta in primo piano il tema della sicurezza nelle strutture ospedaliere.

Nell’atto si legge che il decesso del paziente è collegato alle conseguenze di un intervento chirurgico, qualificato come errato, e che gli eredi hanno presentato formale richiesta di risarcimento danni in data 4 settembre 2024. La delibera autorizza il pagamento a titolo transattivo, evitando così un contenzioso giudiziario potenzialmente lungo e complesso. Restano tuttavia diversi elementi poco chiari, a partire dall’assenza, nel documento, di informazioni essenziali come la data esatta del decesso e l’indicazione dell’ospedale della Asl Roma 5 in cui il paziente era stato ricoverato e sottoposto all’intervento.

L’episodio si inserisce in un quadro in cui casi di presunta o accertata responsabilità medica continuano ad emergere a livello nazionale, alimentando il dibattito sulla qualità delle cure, sui carichi di lavoro del personale sanitario e sull’efficacia dei sistemi di vigilanza interna. A Tivoli e nel territorio della Asl Roma 5, la delibera rappresenta l’ennesimo segnale di una criticità che, al di là del singolo caso, interroga il rapporto di fiducia tra cittadini e strutture sanitarie pubbliche.

La delibera della Asl Roma 5: cosa prevede il risarcimento agli eredi

Nel provvedimento approvato dal Direttore generale Silvia Cavalli viene formalizzato l’accordo economico con gli eredi del paziente deceduto. La somma di 50 mila euro viene riconosciuta a titolo di risarcimento per i danni subiti a seguito di un intervento chirurgico che, secondo quanto riportato, sarebbe stato eseguito in modo non corretto, provocando conseguenze tali da portare alla morte dell’uomo. La scelta di procedere con una transazione extragiudiziale consente alla Asl di chiudere il fascicolo senza arrivare in aula, limitando i tempi e i costi di una controversia legale.

La delibera ricorda che la richiesta di risarcimento era stata presentata in data 4 settembre 2024, a distanza di tempo dai fatti clinici contestati, ma all’interno delle tempistiche previste dalla normativa in materia di responsabilità sanitaria. Come spesso accade in questi casi, il percorso che porta a una delibera di pagamento passa attraverso una serie di valutazioni tecniche e giuridiche: analisi delle cartelle cliniche, eventuali relazioni interne, pareri dei legali dell’azienda, confronto con le richieste avanzate dalla famiglia.

Colpisce, tuttavia, che nel testo ufficiale siano stati omessi la data del decesso e il nome dell’ospedale della Asl Roma 5 in cui il paziente era stato ricoverato e operato. Si tratta di informazioni che, pur potendo essere coperte da esigenze di riservatezza e tutela della privacy, rendono più difficile per i cittadini comprendere pienamente la vicenda. L’atto, così come formulato, conferma la responsabilità dell’azienda sul piano economico, ma lascia aperti interrogativi su che cosa sia avvenuto in sala operatoria e su quali errori procedurali o clinici siano stati commessi.

In generale, i casi di risarcimento per errore medico vengono spesso gestiti in sede amministrativa proprio per evitare lunghi contenziosi civili. Questo non significa che la vicenda sia meno grave, ma che l’azienda, di fronte agli elementi raccolti, ritiene più opportuno riconoscere il danno e definire un accordo con gli eredi. La somma stabilita, in questo caso 50 mila euro, tiene conto di parametri giuridici e assicurativi, ma per i familiari rappresenta soprattutto il riconoscimento di una responsabilità che ha avuto come conseguenza la perdita di una persona cara.

Ospedale
Ospedale (Pexels) – NotiziaLocale

Un altro caso di malasanità: sicurezza delle cure, trasparenza e fiducia dei cittadini

La vicenda riportata dalla delibera 2243 viene definita l’ennesimo caso di malasanità: un altro paziente che muore non per la gravità inevitabile della malattia, ma a causa di un errore legato all’intervento chirurgico. Ogni episodio di questo tipo apre inevitabilmente un confronto più ampio sulla sicurezza delle cure, sulle condizioni di lavoro del personale sanitario, sulle procedure interne di controllo e sull’efficacia dei percorsi di formazione e aggiornamento.

In un contesto in cui ospedali e Asl sono chiamati a gestire volumi elevati di pazienti, liste d’attesa e carenze di organico, il rischio di errore non può essere azzerato, ma deve essere ridotto al minimo attraverso protocolli rigorosi, verifiche puntuali e un’organizzazione che metta davvero al centro il paziente. Quando un errore arriva a costare una vita, come in questo caso, il risarcimento economico non può che rappresentare una misura riparativa parziale, utile sul piano giuridico ma insufficiente a colmare il vuoto umano lasciato da una morte evitabile.

C’è poi il tema della trasparenza. Omissions come quelle relative alla data del decesso e all’ospedale di ricovero rischiano di alimentare dubbi e sfiducia da parte della cittadinanza. Da un lato c’è la necessità di tutelare la privacy del paziente e dei familiari, dall’altro quella di garantire una corretta informazione pubblica, soprattutto quando si parla di casi che coinvolgono strutture sanitarie e risorse collettive. Trovare un equilibrio tra questi due piani è una delle sfide principali per le amministrazioni sanitarie.

Per il territorio di Tivoli e della Asl Roma 5, questo caso si somma ad altre segnalazioni e contenziosi che negli anni hanno contribuito a rendere più delicato il rapporto tra utenti e ospedali. Allo stesso tempo, episodi come questo possono diventare un punto di partenza per rafforzare i sistemi di controllo interno, migliorare le procedure di gestione del rischio clinico e promuovere una cultura dell’errore che non sia solo punitiva, ma serva a prevenire nuovi incidenti.

Per gli eredi del paziente, il risarcimento deliberato dalla Asl rappresenta il riconoscimento ufficiale di un torto subito. Per la comunità, è un promemoria di quanto sia fondamentale pretendere cure sicure, strutture organizzate e decisioni trasparenti, affinché la sanità pubblica continui a essere un luogo di fiducia e non di paura.