Ciao ciao pensione di reversibilità, scatta il limite di età: appena soffi queste candeline la perdi per sempre
Anziano - Notizialocale
C’è un momento preciso nella vita dei figli superstiti in cui la pensione di reversibilità smette di esistere: una soglia anagrafica che molti ignorano e che può far perdere il beneficio dall’oggi al domani.
Secondo quanto spiegato dalle interpretazioni tecniche della normativa e dalle ricostruzioni fornite dagli esperti del settore giuridico, la pensione di reversibilità riconosciuta ai figli non è un diritto illimitato nel tempo. Esiste infatti un limite fissato dalla legge, oltre il quale l’INPS interrompe automaticamente l’erogazione. Il punto critico è che questa soglia non riguarda solo l’età, ma anche la condizione di studio e di autosufficienza economica, elementi che devono essere mantenuti fino all’ultimo giorno utile.
La regola è meno conosciuta rispetto alle disposizioni che riguardano il coniuge superstite, e proprio per questo molte famiglie si ritrovano impreparate quando arriva il momento dello stop. La normativa infatti non lascia margini: una volta superata la soglia stabilita, la pensione di reversibilità per i figli si estingue automaticamente.
Come funziona davvero la reversibilità per i figli e dove nasce il limite più rigido
La legge stabilisce che i figli possano percepire la pensione di reversibilità solo se risultano in particolari condizioni: minori di 18 anni, studenti fino ai 21 anni (se iscritti alla scuola superiore), oppure fino ai 26 anni se frequentano l’università e non svolgono attività lavorativa in grado di garantire autosufficienza economica. È questo il criterio che scandisce la durata effettiva del beneficio.
La questione diventa particolarmente delicata nel momento in cui il figlio compie 26 anni: si tratta della soglia massima prevista dalla normativa. Non conta se il percorso universitario non è ancora terminato, non conta se la tesi è in fase di consegna, non conta se mancano pochi esami. Il giorno del ventiseiesimo compleanno, la pensione di reversibilità viene revocata definitivamente, senza proroghe.
Il punto che colpisce le famiglie: cosa succede esattamente al compimento dei 26 anni
Il passaggio è automatico: l’INPS non richiede una dichiarazione specifica, non invia un preavviso e non concede tempi aggiuntivi. La sospensione avviene per legge, come previsto dalle norme attualmente in vigore e applicate senza eccezioni. Questo significa che il mese successivo al compimento dei 26 anni l’importo non viene più riconosciuto, indipendentemente dalla situazione personale o familiare.
Molti nuclei si accorgono del problema solo quando controllano l’estratto conto o la disposizione di pagamento e trovano un buco inaspettato. Spesso questo accade perché si ritiene erroneamente che la pensione duri per tutto il percorso universitario, ma la legge non lega il beneficio alla durata reale degli studi: l’unico parametro che vale è il limite anagrafico.

Perché questa soglia è così vincolante e cosa verificare per non perdere soldi prima del tempo
Il limite dei 26 anni nasce dall’esigenza di tutelare i figli fino al completamento di un percorso formativo considerato “ordinario”. La normativa però non tiene conto delle variazioni individuali: cambi di facoltà, ritardi negli esami, periodi di sospensione o difficoltà economiche non modificano il requisito. Una volta compiuti 26 anni, la legge presume che il figlio possa essere autosufficiente o avviarsi al mondo del lavoro.
È importante ricordare che il beneficio non decade solo per l’età: anche un reddito considerato sufficiente, un contratto di lavoro stabile o un’attività autonoma significativa possono far perdere la reversibilità prima del limite anagrafico. Per questo motivo, gli esperti raccomandano alle famiglie di monitorare costantemente la posizione contributiva, lo status universitario e la documentazione inviata all’INPS, così da evitare sospensioni anticipate. Un controllo tempestivo consente anche di correggere eventuali errori nelle comunicazioni che potrebbero portare a stop non dovuti.
