“Prudente fermarsi”: Salvini spiazza lo studio | Rimette in discussione la strategia sull’Ucraina e avverte l’Occidente

“Prudente fermarsi”: Salvini spiazza lo studio | Rimette in discussione la strategia sull’Ucraina e avverte l’Occidente

Guerra_in_Ucraina_Salvin_-_retesei.it

A Mattino Cinque il vicepremier rompe gli equilibri con una frase destinata a far discutere, mentre l’Europa affronta un nuovo bivio sulla strategia del conflitto.

Il collegamento di Matteo Salvini a Mattino Cinque sembrava destinato a un commento politico come tanti, ma è bastata una frase per far cambiare tono all’intera puntata. Il vicepremier, con un approccio definito da lui stesso “pragmatico”, ha rimesso sul tavolo la domanda che da mesi attraversa le cancellerie europee: la guerra in Ucraina può davvero essere vinta sul campo?

Per Salvini, la risposta non lascia margini: «Difficile». Un giudizio netto, pronunciato mentre il conflitto è arrivato al giorno 1.381 e l’Europa discute su come muoversi dopo quattro anni di sostegno militare, economico e politico a Kiev.

“Quattro anni di previsioni sbagliate”: il vicepremier critica la strategia occidentale

Salvini ha ricordato come, fin dalle prime settimane del 2022, fosse stata prospettata una rapida crisi di Mosca. «Sono quattro anni che ci dicono che la Russia si sta per stancare», ha affermato, elencando i 19 pacchetti di sanzioni varati dall’Unione Europea. Eppure, osserva, il quadro sul terreno mostra un’altra realtà: «La Russia è avanzata, occupa quasi il 20% del territorio ucraino e nel solo mese di novembre ha preso oltre 700 chilometri quadrati».

Un’analisi accompagnata da un paragone storico che non è passato inosservato: la resistenza russa contro Napoleone e Hitler, «un attimino più attrezzati di Zelensky», una frase che ha alimentato immediatamente il dibattito politico. Sottolineando l’impegno dell’Italia nell’accoglienza dei profughi e negli aiuti umanitari, Salvini ha poi posto la domanda centrale: «L’invio di altre armi avvicina o allontana la pace?». Per il vicepremier, la risposta «è evidente».

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Il nodo del 2026: stop degli USA, costi europei e il rischio sui beni russi

Guardando ai prossimi mesi, Salvini ha richiamato l’attenzione sul passo indietro annunciato dagli Stati Uniti, che dal 2026 non intendono stanziare nuovi fondi per la guerra. «Qualcuno dovrà mettere 140 miliardi di euro per mandare avanti il conflitto», ha avvertito, definendo «più prudente fermarsi», in linea – dice – con l’appello di Papa Francesco.

Il vicepremier ha poi affrontato il tema delicatissimo del congelamento dei beni russi in Europa, spiegando perché secondo lui non sia percorribile la strada del sequestro. «Abbiamo più di trecento imprese italiane in Russia: se sequestrassimo illegalmente quei beni, cosa succederebbe cinque minuti dopo? Mi sembra evidente che noi saltiamo per aria». Una posizione che riapre la discussione tra chi spinge per usare i capitali russi a favore di Kiev e chi teme ritorsioni economiche su larga scala.

Il risultato è un intervento che ha lasciato il pubblico diviso e la politica in fermento. Salvini, ancora una volta, ha scelto di esporsi su un tema internazionale tutt’altro che semplice, rilanciando un interrogativo che attraversa ormai da mesi l’opinione pubblica europea: continuare la guerra o spingere per un negoziato? Una domanda destinata a restare al centro del dibattito nei mesi che verranno.