Bassano Romano tra vicoli e case vuote: i residenti raccontano il paese che si spegne | un numero nascosto spiega la fuga dei giovani
Bassano Romano dall'alto - Notizialocale (web)
A Bassano Romano, tra vicoli silenziosi e case sbarrate, i residenti osservano un paese che sembra spegnersi giorno dopo giorno, mentre un dato rimasto nell’ombra rivela perché i giovani stanno lasciando il borgo in numeri sempre più preoccupanti.
Chi percorre il centro storico nota subito che molte abitazioni sono chiuse da tempo, alcune in vendita da anni, altre con persiane logorate e cortili invasi dalle erbacce. In un borgo che un tempo pullulava di vita, oggi si moltiplicano le finestre senza luce e le scale che non risuonano più delle voci dei bambini. I residenti, soprattutto quelli più anziani, raccontano come il paese abbia perso progressivamente servizi, opportunità e presenze giovanili, modificando profondamente l’identità della comunità.
Tra la piazza principale e i vicoli che salgono verso le vecchie mura, molti ricordano quando Bassano Romano viveva di feste, botteghe e attività artigianali che garantivano lavoro e movimento quotidiano. Ora, spiegano, le chiusure si sono susseguite senza che arrivassero nuove attività, lasciando interi isolati in una sorta di sospensione che pesa sul tessuto sociale. Ma ciò che più colpisce, nella narrazione dei residenti, è una cifra poco discussa finora: un numero che racconta con precisione la fuga dei giovani e il motivo per cui il borgo fatica a trattenere chi dovrebbe rappresentarne il futuro.
Il racconto dei residenti e la trasformazione silenziosa del borgo
Secondo gli abitanti più radicati, il cambiamento non è avvenuto all’improvviso: è stato un lento scivolare verso la rarefazione, una sottrazione continua di elementi vitali. Negli anni si sono svuotati i casali nella parte alta, dove le famiglie si trasferivano per stare più vicine ai parenti, e sono scomparse botteghe che per decenni avevano rappresentato punti di riferimento. A questo si aggiunge la difficoltà nel mantenere servizi adeguati, perché meno residenti significa meno risorse e meno investimenti. La spirale sembra autoalimentarsi, e molti dei pochi giovani rimasti avvertono un senso di incertezza che pesa sulle scelte di vita.
Gli anziani raccontano un paese che cambiava ritmo a seconda delle stagioni, popolandosi nei fine settimana e nelle sere d’estate. Oggi, invece, le serate scorrono più silenziose: alcuni vicoli non vedono passare nessuno per ore e in molte case la luce non si accende più. Questo ha contribuito a diffondere la sensazione di un borgo che sta perdendo la sua trama sociale, anche se la comunità continua a mostrare un forte senso di appartenenza. Le feste patronali, ad esempio, restano un momento fondamentale, ma non bastano a invertire una tendenza che ormai incide sulla quotidianità di tutti.

Il numero che spiega perché i giovani vanno via
Il dato che ha colpito la comunità riguarda il rapporto tra età e servizi disponibili: negli ultimi anni, infatti, per ogni giovane che rimane stabilmente nel borgo, sono almeno tre quelli che si trasferiscono nei centri più grandi per studio, lavoro o semplicemente per trovare opportunità che nel paese non esistono più. Questa proporzione, emersa dai registri comunali incrociati con le iscrizioni ai servizi scolastici e ai trasporti, rappresenta la chiave per comprendere l’attuale svuotamento del centro storico.
Il numero rivela una realtà che molti intuivano ma che nessuno aveva mai quantificato con precisione: la scelta di lasciare Bassano Romano non è dettata solo dal desiderio di nuove esperienze, ma soprattutto dall’assenza di prospettive occupazionali. Molti giovani, spiegano i residenti, non vedono un futuro possibile nel borgo e preferiscono spostarsi verso aree dove i servizi sono più strutturati e le possibilità di crescita più concrete. Le case vuote, allora, non sono semplici edifici disabitati: sono il simbolo tangibile di una trasformazione demografica che sta cambiando il volto del paese. E mentre il borgo cerca nuove strategie per attrarre famiglie e rivitalizzare il centro, resta l’incertezza su quanto tempo servirà per invertire una tendenza che oggi sembra inarrestabile.
