Denaro, quanto lasciarne sul conto corrente: anche chi lavora in banca lo fa sempre | C’è un motivo ben preciso
Soldi sul conto corrente-Notizialocale.it (Fonte:Pexels)
Lasciare troppi soldi fermi sul conto corrente è un errore diffuso, ma non casuale: anche chi lavora in banca segue una regola precisa che pochi conoscono davvero.
Tenere il denaro sul conto corrente è una scelta naturale per milioni di persone. È semplice, immediato e dà una sensazione di sicurezza. Tuttavia, quello che spesso non viene spiegato è che il conto corrente non è uno strumento di risparmio, ma solo un mezzo operativo per gestire entrate e uscite. Ed è proprio per questo che lasciare somme elevate ferme sul conto può rivelarsi controproducente, anche se molti continuano a farlo.
La cosa sorprendente è che anche chi lavora in banca tende a non accumulare grandi cifre sul proprio conto corrente. Non si tratta di una scelta casuale o di un segreto riservato agli addetti ai lavori, ma di una regola pratica legata alla gestione del rischio, all’inflazione e alla struttura stessa dei conti bancari. Capire il perché aiuta a prendere decisioni più consapevoli sul proprio denaro.
Il conto corrente non è un salvadanaio: perché tenerci troppi soldi è un errore
Il primo motivo riguarda la funzione del conto corrente. Serve per ricevere lo stipendio o la pensione, pagare bollette, fare acquisti e gestire le spese quotidiane. Non nasce per conservare grandi somme nel tempo. Quando il denaro resta fermo sul conto, non produce alcun rendimento e, anzi, perde valore a causa dell’inflazione.
Questo significa che, anche se il saldo rimane invariato, il potere d’acquisto diminuisce. È uno dei motivi per cui chi conosce bene il funzionamento del sistema bancario evita di lasciare cifre elevate inutilizzate. A questo si aggiungono i costi di gestione: canoni, imposta di bollo e spese accessorie che incidono proprio sui conti con giacenze più alte.
Esiste poi un tema di sicurezza. I conti correnti sono coperti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi solo fino a 100.000 euro per intestatario e per banca. Superare questa soglia significa esporsi a un rischio teorico maggiore in caso di problemi dell’istituto. Anche per questo motivo, chi lavora nel settore bancario tende a distribuire la liquidità o a spostarla verso strumenti più adatti.

La cifra “giusta” da tenere sul conto e il motivo per cui tutti fanno lo stesso errore
Secondo una regola pratica molto diffusa, sul conto corrente dovrebbe esserci solo la liquidità necessaria per affrontare le spese correnti e un piccolo margine di sicurezza. In genere si parla di una somma sufficiente a coprire da tre a sei mesi di spese essenziali, così da poter far fronte a imprevisti senza difficoltà.
Tutto ciò che supera questa soglia, secondo gli esperti di gestione della liquidità, dovrebbe essere valutato diversamente. Non significa necessariamente investire in strumenti rischiosi, ma scegliere soluzioni più coerenti con l’obiettivo del risparmio: conti deposito, strumenti a basso rischio o altre forme di gestione che permettano almeno di contrastare l’erosione dell’inflazione.
Il motivo per cui molte persone continuano a lasciare grandi somme sul conto è soprattutto psicologico. Il denaro “visibile” sul saldo dà tranquillità e l’idea di essere sempre disponibile. Ma è una sicurezza solo apparente, perché nel tempo il valore reale di quei soldi diminuisce. Chi lavora in banca lo sa bene e, proprio per questo, tende a mantenere sul conto solo ciò che serve davvero.
Un altro errore comune è pensare che il conto corrente sia la scelta più prudente in assoluto. In realtà, la prudenza sta nel capire a cosa serve ogni strumento. Il conto è fatto per usare il denaro, non per conservarlo. Separare la liquidità di emergenza dal risparmio vero e proprio è il primo passo per una gestione più efficiente.
Lasciare sul conto corrente solo una cifra funzionale, e non tutto il proprio patrimonio, è quindi una scelta razionale e condivisa anche dagli addetti ai lavori. Il motivo è ben preciso: ridurre costi inutili, limitare i rischi e impedire che il denaro perda valore restando fermo. Una regola semplice, ma che in pochi applicano davvero.
