Ex Stacchini: salvaguardia e sviluppo per l’area di 59,99 ettari

La storia dell’area ex polverificio Stacchini a Tivoli terme registra una nuova puntata, il Consiglio comunale di Tivoli, nella seduta del 17 marzo scorso ha approvato la delibera con la quale si prosegue la strada che dovrebbe condurre ad una modifica sostanziale dell’intera area di 59,99 ettari. Come è noto l’area, divisa in due dalla […]

Ex Stacchini: salvaguardia e sviluppo per l’area di 59,99 ettari

La storia dell’area ex polverificio Stacchini a Tivoli terme registra una nuova puntata, il Consiglio comunale di Tivoli, nella seduta del 17 marzo scorso ha approvato la delibera con la quale si prosegue la strada che dovrebbe condurre ad una modifica sostanziale dell’intera area di 59,99 ettari.

Come è noto l’area, divisa in due dalla autostrada A1 comprende, a Nord, la Zona Speciale di Conservazione IT6030033 “Travertini Acque Albule (Bagni di Tivoli)”. È dovuta alla presenza di “Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi e Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea, specie vegetali rare o rarissime per la regione Lazio. Ne deriva la necessità di proteggerla e conservarla in base alla direttiva 92/43/CEE, della Comunità europea.
Il fallimento
Dopo il fallimento della società proprietaria che produceva esplosivi e la vendita all’asta del 2010, i nuovi proprietari avevano ipotizzato di realizzare un insediamento produttivo sull’ampia area, nel frattempo divenuta un villaggio di baracche fatiscenti nelle quali vivevano centinaia di Rom, tra degrado e rifiuti.
Occupanti e Frigoriferi
Ostacoli evidenti, la presenza umana, le carcasse di centinaia di frigoriferi abbandonati, i rifiuti pericolosi, i resti delle casematte. Alcuni sgomberi in successione e la demolizione delle baracche, la sorveglianza attivata, hanno liberato l’area dagli occupanti ma non dai rifiuti che ancora ospita e la hanno resa famosa come Frigo Valley della quale, tv e giornali a livello nazionale, continuano periodicamente ad occuparsi.
Progetto industriale
Un progetto industriale aveva fatto la sua comparsa nel 2018. La società che aveva acquisito la proprietà mantenendo la denominazione Stacchini, in seguito ad una nuova diffida comunale per la rimozione delle situazioni di degrado ne proponeva le fasi di bonifica e successiva edificazione relativa ad un centro logistico.
Le fasi successive, relative alla presentazione di un progetto, alla interlocuzione con il Comune e successivamente con la regione Lazio, sono state lunghe e complicate.
La presenza dell’area protetta che nel frattempo aveva avuto anche un aumento di estensione, le perplessità degli enti coinvolti, le modifiche progettuali e di localizzazione, le responsabilità di tutela che la Comunità europea attribuisce direttamente alle Regioni, hanno richiesto tempi lunghi e valutazioni contrastanti. Sono state evidenziate dall’opposizione durante il dibattito in Consiglio comunale nel quale è stato approvato, con i soli voti della maggioranza, il testo dell’Accordo Procedimentale tra le parti precedentemente modificato dalla Regione.
L’accordo
La soluzione adottata per la gestione della parte di superficie sottoposta a tutela ZSC vede l’area a Nord della A1 trasferita in proprietà al Comune di Tivoli ma gestita dal Parco dei Monti Lucretili che riceverà dalla regione 50.000 euro nell’anno in corso per progetti di miglioramento e gestione.
Il progetto edilizio destinato alla logistica sarà realizzato, nell’area a Sud della bretella autostradale, dalla società Tivoli sviluppo s.r.l., creata nel 2024, acquisterà i terreni dalla Polverifici Giovanni Stacchini attualmente in liquidazione. Il progetto, in seguito al trasferimento nella parte Sud, godrà di un “lieve” aumento di cubatura che nel testo della delibera non è specificato con precisione anche se viene citato, come fonte del diritto, l’art. 2 del DM 1444/68.

ex stacchini
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Gli impegni
Il Comune di Tivoli, nel rispetto del cronoprogramma facente parte dell’Accordo Procedimentale, dovrà occuparsi: dell’approvazione del Piano attuativo e del Piano edilizio, della fase degli espropri necessari alla realizzazione della viabilità, delle ulteriori approvazioni necessarie e delle pratiche burocratiche indispensabili.
Gli oneri della Regione e della società
A carico della società saranno: la cessione dell’area, la rimozione dei rifiuti in superficie e la caratterizzazione relativa ad una eventuale contaminazione del sottosuolo, oltre ai progetti della viabilità necessaria alle procedure di esproprio.
A carico della Regione il finaziamento iniziale ed i successivi finanziamenti, da quantificare, destinati al parco dei Monti Lucretili per la gestione dell’area ZSC.
Soddisfatto l’assessore regionale Righini che ha emesso un comunicato in cui dichiara che “l’amministrazione regionale vuole restituire alla cittadinanza un’area da troppo tempo in disuso, attraverso un’importante riqualificazione urbanistica e ambientale.”
Le perplessità
Restano però alcuni dubbi relativi al testo dell’accordo cui è allegato un improbabile cronoprogramma, molto compresso, che prevede le due fasi finali: cessione dell’area ZSC a fine Marzo 2026 e agibilità delle edificazioni a fine Novembre 2026.
E’ logico chiedersi se la nuova viabilità sarà realizzata in tempi così stretti e quale sarà il carico in aumento di Tir che potrebbe gravare sulla viabilità attuale?
La Tiburtina in quel tratto è già congestionata e si deve tener conto della realizzazione, nella stessa zona, del nuovo ospedale. Non è chiaro nemmeno chi dovrà sostenere i costi di realizzazione della viabilità integrativa mentre i tempi sono sicuramente sottostimati.
In caso di contaminazione del sottosuolo poi, non è specificato chi dovrà sostenere i costi di bonifica e non si fa menzione della copiosa sorgente di acqua sulfurea che affiora in corrispondenza del viadotto della A1. Manca inoltre la certezza di finanziamenti futuri regionali per la gestione e sorveglianza di un’area di estrema delicatezza come la CSC Travertini Acque Albule.
Gianni Innocenti