Soprintendenza archeologia: al via i cantieri a Tivoli
In attesa dell’ultima fase del cantiere del Mausoleo dei Plauzi, che riguarderà lo scavo del basamento con la cella funeraria oggi interrato, sono stati avviati nel corrente mese di dicembre dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti altri due importanti cantieri di restauro che […]
In attesa dell’ultima fase del cantiere del Mausoleo dei Plauzi, che riguarderà lo scavo del basamento con la cella funeraria oggi interrato, sono stati avviati nel corrente mese di dicembre dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti altri due importanti cantieri di restauro che hanno per oggetto la Tomba della vestale Cossinia e il
La Vestale Cossinia
Alla famosa Tomba, l’unica di una sacerdotessa vestale giunta fino a noi, il Comune di Tivoli ha dedicato nel 2018 un’interessante mostra, che ha richiamato anche l’attenzione sulle condizioni statiche del monumento. In vista della mostra, infatti, oltre a risistemare il piccolo parco tra Viale Mazzini e l’Aniene (ove nel 1929 la tomba fu messa in luce da uno smottamento del terreno) e a ripulire da vandaliche scritte la bella ara marmorea databile al 50 d.C. ca., apparve evidente che era necessario effettuare un intervento di consolidamento. La tomba, facente parte della necropoli tardo-repubblicano/imperiale dell’antica Tibur, è costituita da un basamento quadrato di cinque gradini in blocchi di travertino su cui si erge l’ara decorata con corona di quercia e con inscritti il nome della vestale e un esametro che ricorda come costei fosse stata trasportata a braccia di popolo nel luogo di sepoltura, concesso dal senato locale, dopo aver servito la dea Vesta fino a tardissima età. Su un lato del basamento si sovrappone un altro podio di tre gradini che racchiude una cassa in lastre di marmo contenente uno scheletro, nella quale l’archeologo Gioacchino Mancini rinvenne una bambola in avorio e un cofanetto in ambra, databili agli inizi del III sec. d.C., oggi custoditi al Museo Nazionale Romano.
Il terreno cedevole ha determinato una notevole inclinazione del monumento verso il fiume, al punto che i blocchi dei gradini appaiono disgiunti e, talora, spezzati. Addirittura il basamento più piccolo risulta privo di appoggio e la stessa lesione che attraversa l’ara rischia di accentuarsi. Si prevede, pertanto, di smontare interamente i due basamenti per poter realizzare, previa verifica geologica, una nuova fondazione, su cui poi ricollocarli, e di ripulire le superfici dalle vecchie stuccature e dai segni del degrado. Lo smontaggio permetterà anche di riesaminare lo scheletro che il Mancini descrive con “denti quasi intatti e bianchissimi”, consentendo probabilmente, con le tecniche della moderna analisi antropologica, di stabilire se effettivamente si tratta dello scheletro dell’anziana vestale e non, invece, di un altro individuo, come suggerirebbe la datazione molto più tarda degli oggetti di corredo, legato magari da rapporti di parentela.
Il tempio della Tosse
Il Tempio della Tosse, di proprietà statale, isolato dall’interro nel 1894, è l’edificio di epoca tardo-antica (IV-V secolo) coperto a cupola, con nicchie al piano terra e finestre nella parte alta, che sorge lungo via degli Orti, l’antico clivus Tiburtinus, subito a valle della città. Lungi dall’essere un mausoleo, un ninfeo o un tempio, come si credette nei secoli scorsi quando fu disegnato da vari architetti, è in realtà un grande vestibolo innalzato sull’atrio di una villa antecedente (I sec. a.C.), trasformato nell’anno 956 nella chiesa di S. Maria di Porta Scura, alla quale appartengono le pitture con il busto di Cristo inserito in un clipeo e in una mandorla visibili in due delle nicchie. Nonostante la facile raggiungibilità e il buono stato di conservazione il monumento da svariati anni è chiuso al pubblico.
L’obiettivo del restauro è pertanto quello di ripristinarne la fruizione. Oltre alla ripulitura della cupola, che anche per la presenza di gradini di rinforzo e di quattro scalette disposte a croce è di nuovo ricoperta di vegetazione, sono previsti la realizzazione di una passerella e di una scala in metallo per scendere all’interno, il consolidamento di ciò che rimane del protiro aggiunto nel Medioevo e il restauro dei pavimenti in battuto decorati con tessere musive degli ambienti dell’atrio tuttora visibili sia dentro che fuori la rotonda. Quest’ultimo intervento sarà particolarmente importante per far comprendere ai visitatori che il monumentale vestibolo – significativo esempio delle ristrutturazioni attuate nel periodo del paganesimo morente in lussuose ville dei dintorni di Roma – non fu mai portato a termine, ragion per cui non ebbe mai né un suo pavimento né decorazioni alle pareti.
Zaccaria Mari

Il tempio della Tosse