Visto da me/ Stirpe selvaggia

Di Roberta Mochi A tre anni dal suo precedente romanzo “Nevicava sangue”, il ravennate Eraldo Baldini ci regala finalmente un nuovo romanzo, “Stirpe selvaggia”. Il gotico rurale dello scrittore ci ha sempre lasciato senza fiato ma con queste pagine si conferma un autore di grande respiro, raro nel panorama della letteratura italiana contemporanea. La storia […]

Visto da me/ Stirpe selvaggia

Di Roberta Mochi

A tre anni dal suo precedente romanzo “Nevicava sangue”, il ravennate Eraldo Baldini ci regala finalmente un nuovo romanzo, “Stirpe selvaggia”. Il gotico rurale dello scrittore ci ha sempre lasciato senza fiato ma con queste pagine si conferma un autore di grande respiro, raro nel panorama della letteratura italiana contemporanea. La storia è quella di Amerigo, un bambino inquieto, cresciuto con la madre in paese dell’Appennino tosco-romagnolo. Quando nel 1906 il Wild West Show arriva a Ravenna la madre decide di portarlo a vedere lo spettacolo e di presentare, a questo bimbo concepito in America, il padre: Buffalo Bill. Il rifiuto dell’uomo, anche solo di incontrarlo, spingerà Amerigo a schierarsi definitivamente dalla parte dei ribelli, degli indiani. Sognando la rivoluzione, si evolve una storia amicizia che attraversa tutta la prima metà del Novecento. Baldini parte da un aggancio storico reale quanto singolare, la tappa ravennate di un particolare spettacolo circense quello di William Frederick Cody, attore, soldato, cacciatore statunitense e impresario teatrale che divenne un eroe nazionale, col nome di Buffalo Bill, dopo un breve corpo a corpo con il capo indiano Mano Gialla nel 1876 nel quale gridò «Ecco il primo scalpo per Custer!». La sua figura era molto popolare anche in Italia dove l’editore Nerbini raccontò, per sfuggire alla censura fascista, che Bill era in realtà un immigrato italiano, tal Domenico Tombini, nato in proprio Romagna. La narrazione prosegue poi, con imponente potenza evocativa, a raccontare i primi cinquanta anni del ‘900, con tutte le contraddizioni e le trasformazioni che hanno segnato l’Italia in quel periodo, attraverso un protagonista che è un moderno eroe romantico. L’uso della lingua, a cui in verità Baldini ci ha abituati, è un sapiente intreccio di scelte liriche e immediatezza. Ne emerge un affresco poetico, vitale e di grande respiro, un romanzo d’avventura che è allo stesso tempo ironico, drammatico, poetico e infinitamente avvincente.