Visto da me/ Che vuoi che sia. Cronaca di un amore precario

Di Roberta Mochi Anna è una professoressa precaria che si accontenta di supplenze, Claudio un ingegnere informatico con una idea brillante che nessuno finanzia. Sono i nuovi giovani, che si amano alla follia senza però potersi permettere un matrimonio, un nuovo scaldabagno e tantomeno un figlio. Fino a quando non si farà strada nella loro […]

Visto da me/ Che vuoi che sia. Cronaca di un amore precario

Di Roberta Mochi
Anna è una professoressa precaria che si accontenta di supplenze, Claudio un ingegnere informatico con una idea brillante che nessuno finanzia. Sono i nuovi giovani, che si amano alla follia senza però potersi permettere un matrimonio, un nuovo scaldabagno e tantomeno un figlio. Fino a quando non si farà strada nella loro vita, complice un fatidico “open bar”, una proposta indecente 2.0.
Alla provocazione di fare un porno amatoriale lanciata su web seguono (tanti) soldi reali e subito la tentazione di cedere alla lusinga di poter realizzare il proprio sogno con un adeguato sostegno economico, anche se raggiunto in modo discutibile.
Edoardo Leo, come regista e anche come attore, sceglie di raccontarci in modo lucido e divertito la generazione invisibile di chi non ha vissuto guerre o grandi ideali e si arrabatta nel precariato, avvilito ma non ancora del tutto arreso. Insieme agli sceneggiatori – Alessandro Aronadio, Marco Bonini e Renato Sannio – ci accompagna con naturalezza in un viaggio, che poi è proprio il nostro, in un buon equilibrio tra la denuncia all’italiana di un mondo ormai contaminato dalla “socialità” e i buoni vecchi sentimenti, frutto di una educazione sana, anche se non sempre perfetta.
Bravo Edoardo Leo, brava Anna Foglietta che sfoggia tutto il suo talento, brava anche Anna Pettinelli nel suo cameo ma bravissimo Massimo Wertmuller e travolgente Rocco Papaleo con i propri dolori, le proprie perplessità e quella vena si saggezza ruvida dettata dal buon senso di una generazione che è stata analogica e ora prova con disagio a muoversi nel digitale.
Colonna sonora piacevole infine quella di Gianluca Misiti, che arricchisce con garbo una commedia dagli originali titoli di testa che però non raggiunge la ferocia eversiva a cui ha abituati la TV britannica ma si limita ad alzare il velo per sbirciare cosa c’è sotto (per quanti ancora non lo avessero capito) alla nostra realtà ipercomunicativa.