Visto da me/ Alla ricerca di Dory

Di Roberta Mochi Pixar e Disney inondano ancora una volta il grande schermo di magia. Anche questo sequel di “Alla ricerca di Nemo” è stato scritto e diretto da Andrew Stanton, affiancato alla regia da Angus MacLane, e racconta la storia della simpatica e ottimista pesciolina chirurgo Dory che, nonostante la mancanza di memoria a […]

Visto da me/ Alla ricerca di Dory

Di Roberta Mochi

Pixar e Disney inondano ancora una volta il grande schermo di magia. Anche questo sequel di “Alla ricerca di Nemo” è stato scritto e diretto da Andrew Stanton, affiancato alla regia da Angus MacLane, e racconta la storia della simpatica e ottimista pesciolina chirurgo Dory che, nonostante la mancanza di memoria a breve termine, vede riaffiorare i ricordi dei genitori perduti e decide di ritrovarli.

Il viaggio sarà una difficile ricerca delle proprie origini – come già prepotentemente anticipato sin dal tema musicale della grande migrazione delle razze introdotto dal Maestro Ray all’inizio dell’animazione.

Oltre al personaggio psicologicamente complesso di Dory, un caleidoscopio di nuove e spassose spalle, prima fra tutti quella Hank, depresso octopus camaleonte terrorizzato all’idea di tornare in libertà, che sarà il deus ex machina della vicenda. A seguire Becky, la spiumacciata e bislacca strolaga, Bailey il beluga insicuro e con biosonar malfunzionante, Destiny la balena miope, i pigrissimi leoni marini Fluke e Rudder e le irresistibilmente coccolose lontre marine, senza dimenticare il piccolo Nemo e il suo papà Marlin.

Tutte anime svantaggiate, goffe, insicure a cui però la diversità non toglie ma aggiunge in carattere, solidarietà e coraggio. Questa bella favola ci ricorda che i limiti insegnano a vedere col cuore, che espandono le risorse e le mettono a disposizione della comunità.

La presenza della voce di Licia Colò (nel film originale era quella Sigourney Weaver), forse stona un po’ se pensiamo che il lungometraggio è prodotto da una casa di Los Angeles ma è così confortante e familiare nell’istituto oceanografico che risulta perfetta.

La Pixar si riconferma nella propria imperdibile eccezionalità, con un finissimo lavoro di realismo. E se questo non dovesse bastare, andatelo a vedere anche solo per il cortometraggio che lo affianca: “Piper”, l’affamato piovanello diretto da Alan Barillaro, ne vale davvero la pena.

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