Visto da me/ Un amore all’altezza
Di Roberta Mochi Una commedia romantica sull’inclusione sociale, Laurent Tirard si cimenta – dopo Asterix e Obelix – in un lungometraggio un po’ goffo ma ben confezionato sul pregiudizio. La storia è quella di Diane, donna bella e travagliata da un matrimonio finito male con il proprio discutibile socio, e del suo incontro con Alexandre, […]
Di Roberta Mochi
Una commedia romantica sull’inclusione sociale, Laurent Tirard si cimenta – dopo Asterix e Obelix – in un lungometraggio un po’ goffo ma ben confezionato sul pregiudizio.
La storia è quella di Diane, donna bella e travagliata da un matrimonio finito male con il proprio discutibile socio, e del suo incontro con Alexandre, architetto di successo, affascinante nella conversazione e gentile nei modi che però non arriva neppure al metro e quaranta di altezza. Il lieto fine è scontato ma per arrivarci si passa attraverso location raffinate in cui si vive il dramma ben interpretato da Virginie Efira della difficile lotta con se stessa, tra il proprio istinto e il peso del giudizio degli altri.
Interpretazione di grande talento quella di Jean Dujardin, che ci ricordiamo tutti nel famoso spot con George Clooney, perfettamente a proprio agio nella parte, aiutato da ingegnose prospettive falsate e dalla CGI.
Degni di nota anche due personaggi secondari, la segretaria Coralie, inopportuna e ficcanaso, che ci si presenta come esempio di insensibilità per poi spiazzarci con delle considerazioni quanto mai corrette e delicate sulla piccineria che nascondiamo dietro il nostro finto buonismo e la nostra correttezza di facciata e il figlio di Alexandre che pur nella sua svogliatezza tipica della sua generazione è stato in grado di sostituire da sempre all’attribuzione di una valutazione indotta e sbagliata l’amore.
La comicità d’oltralpe emerge, mai ridicola ed eccessiva, la colonna sonora è azzeccatissima, la fotografia eccellente ma rimane spesso poco credibile, soprattutto nelle scelte della costumista Valérie Artigues-Corno, perché davvero nessuna donna – meno che meno una professionista affermata – porterebbe sempre le stesse scarpe.
98 minuti freschi, gradevoli e senza vere pretese, che regalano riflessioni e anche qualche risata di cuore.

