Inceneritore della Basf: si intensifica la lotta dei comitati
#L’AriapulitaèunDiritto – #Basf – Un incontro pubblico a settimana per sensibilizzare tutti i cittadini e una mail di protesta a tutti gli uffici competenti “contro l’autorizzazione rilasciata alla ditta Basf a bruciare 1600t/anno di rifiuti tossici, di cui 850t/anno pericolosi, nel suo stabilimento in via di Salone 245”. (http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2014/provincia_scopre_carte.pdf). “Le numerosissime abitazioni civili – dicono […]
#L’AriapulitaèunDiritto – #Basf – Un incontro pubblico a settimana per sensibilizzare tutti i cittadini e una mail di protesta a tutti gli uffici competenti “contro l’autorizzazione rilasciata alla ditta Basf a bruciare 1600t/anno di rifiuti tossici, di cui 850t/anno pericolosi, nel suo stabilimento in via di Salone 245”. (http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2014/provincia_scopre_carte.pdf). “Le numerosissime abitazioni civili – dicono al comitato – ormai non possono più convivere con la Basf, unica Azienda Chimica “pesante” di tutto il territorio”. Prossimo appuntamento il 22 febbraio all’Oasi di Case Rosse alle 15.00, via Alberto Fredda, 25.
I residenti chiedono “Al Sindaco Ignazio Marino, quale tutore per legge della salute pubblica, di sollecitare presso la Provincia una revisione dell’AIA e dei suoi aggiornamenti per annullare le recenti gravi autorizzazioni concesse e nel contempo chiedono di istituire una Commissione d’inchiesta per accertare le responsabilità degli Assessorati competenti, Ambiente e Salute, della vecchia Amministrazione ed eventualmente anche della sua. Nella mail si chiede anche di “emettere un’ordinanza di sospensione dell’attività di combustione dei rifiuti tossici e pericolosi a via di Salone fino a quando non sia stato stabilito e messo in atto un piano efficace di monitoraggio permanente integrale nell’area artigianale attigua allo stabilimento ed alle case con lo scopo di salvaguardare la salute dei Cittadini”. Anche l’aspetto sanitario va approfondito e i comitati chiedono di “promuovere un serio riesame e aggiornamento delle indagini epidemiologiche per causa di morte e per malattia sulla popolazione di Case Rosse e Settecamini, nonché sui lavoratori della Basf e avviare un monitoraggio attraverso il registro tumori del territorio ed un bio-monitoraggio sulla popolazione attigua allo stabilimento”.
L’IMPIANTO VA DELOCALIZZATO
Tra gli obiettivi ci deve anche essere la delocalizzazione dell’inceneritore o dello stabilimento della Basf come obiettivo ormai ineludibile , per l’illegittimità, sancita dal regolamento comunale, che un’Industria insalubre di I Classe debba stare ad una distanza superiore ai 200 metri se non maggiore, come in questo caso, per l’attività di incenerimento di enormi quantità di rifiuti anche pericolosi”.

