“RocceSpineStreghe”, dopo le cave la musica si sposta nel cementificio
Guidonia Montecelio, da una cava di travertino ad un cementificio: Simone Saccucci con il suo RocceSpineStreghe entra e farà entrare cittadini dentro uno dei più grandi cementifici d’Italia: la Buzzi Unicem. L’appuntamento è per il 28 settembre alle 20.30. “Creare partecipazione attraverso canzoni e storie che raccontano un luogo”, questo l’obiettivo di Simone Saccucci. RocceSpineStreghe […]
Guidonia Montecelio, da una cava di travertino ad un cementificio: Simone Saccucci con il suo RocceSpineStreghe entra e farà entrare cittadini dentro uno dei più grandi cementifici d’Italia: la Buzzi Unicem. L’appuntamento è per il 28 settembre alle 20.30. “Creare partecipazione attraverso canzoni e storie che raccontano un luogo”, questo l’obiettivo di Simone Saccucci.
RocceSpineStreghe
“RocceSpineStreghe, lo spettacolo che l’emittente inglese BBC ha voluto registrare dal vivo per il suo programma radiofonico World Service Outlook, è una passeggiata tra i fatti e le facce di uno dei tanti dormitori sparsi in Italia, “è il racconto delle storie lì dove sono nate e cresciute, nel nome della consapevolezza degli spazi e del loro uso” (Radio24 – Il Sole 24 Ore), un modo per stare insieme in quei luoghi dove è difficile starci… In giro tra Italia ed Inghilterra – a Sheffield (UK) ad ottobre – Simone continua il suo piccolo percorso prediligendo la strada, i luoghi di lavoro, le case… Il 28 settembre la partecipazione entrerà dentro uno delle più grandi fabbriche di cemento, al centro di delicate polemiche relative all’impatto ambientale nel territorio ad est di Roma, e cercherà di costruire coralità ed un momento di incontro tra cittadini attraverso uno spettacolo che racconta un posto, anche per raccontarne tanti altri. Dopo un’esperienza di collaborazione con Ascanio Celestini, Simone Saccucci aggiunge musica e rapporto costante con il pubblico durante tutto il momento dal vivo, per dare vita ad un piccolo viaggio corale tra ieri ed oggi di un territorio chiamato dormitorio”.
(Simone Saccucci)
