Occupato mulino abbandonato tra Jenne e Subiaco: “Da oggi è un rifugio”
Mulino occupato sui monti tra Subiaco e Jenne, i ragazzi del circolo culturali Janus di Tivoli da ieri sono entrati nello stabile abbandonato nel cuore del parco dei Monti Simbruini. “Da ieri il mulino è diventato il rifugio Wandervogel”, ha dichiarato il presidente del circolo Valerio Febbo. L’antico mulino ad acqua si trova e metà […]
Mulino occupato sui monti tra Subiaco e Jenne, i ragazzi del circolo culturali Janus di Tivoli da ieri sono entrati nello stabile abbandonato nel cuore del parco dei Monti Simbruini.
“Da ieri il mulino è diventato il rifugio Wandervogel”, ha dichiarato il presidente del circolo Valerio Febbo. L’antico mulino ad acqua si trova e metà di un sentiero che collega Subiaco con l’area archeologica di Comunacque, sotto il paese di Jenne in località “mola vecchia”.
“Vogliamo fin da subito riqualificare – ha aggiunto Febbo – un locale in progressivo disfacimento e tutelare un’area paesaggistica interessata da intenso turismo. Il rifugio Wandervogel sarà la sede del Gruppo escursionistico Monte Kailash. Diventerà il punto di riferimento logistico per escursionisti e speleogi, data la vicinanza con la famosa Grotta dell’Inferniglio, già presente nel catasto nazionale delle grotte d’Italia. Organizzeremo visite in grotta aperte anche a neofiti dell’attività ipogea. Il rifugio ospiterà incontri, dibattiti, mostre fotografiche e qualsiasi altra iniziativa tesa alla valorizzazione del paesaggio ed al rispetto della flora e della fauna del territorio”.
Il nome del rifugio, Wandervogel, riprende il nome di un movimento giovanile diffuso in Germania tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. “Letteralmente vuol dire uccelli migratori – spiegano dal circolo Janus – i Wandervogel erano viaggiatori, nudisti e curiosi, forgiati da un forte senso di appartenenza alal terra ed alla comunità. Raccontavano una Germania che sognava la rivoluzione e la libertà. Erano goliardi, ribelli, adoravano la giovinezza, i canti e i balli popolari, il contatto con la natura. Volevano plasmare il futuro secondo la propria determinazione, la propria responsabilità, la propria verità interiore”.

