I “Servizi” della libellula – “Femminicidi”
Dati allarmanti quelli relativi a femminicidi e violenze “di genere”, 25 vittime nei primi quattro mesi dell’anno. Nel 2012 le donne uccise sono state 124, tra cui una giovane romena proprio a Tivoli; nel 2011 ben 129. A questi però di devono aggiungere i “tentati femminicidi” (47 nel 2012) e le otto vittime, tra figli […]
Dati allarmanti quelli relativi a femminicidi e violenze “di genere”, 25 vittime nei primi quattro mesi dell’anno. Nel 2012 le donne uccise sono state 124, tra cui una giovane romena proprio a Tivoli; nel 2011 ben 129.
A questi però di devono aggiungere i “tentati femminicidi” (47 nel 2012) e le otto vittime, tra figli e altre persone. Le vittime sono italiane nel quasi il 70 per cento dei casi così come gli assassini. Più della metà dei delitti, poi, è avvenuto in un contesto “familiare”. Nella provincia est di Roma, tra Guidonia Montecelio e Tivoli, sono scese in campo da più di quattro anni le istituzioni che stanno cercando di fare “rete” in un contesto sinergico per contrastare il fenomeno. Parliamo del pool antiviolenza del commissariato di Tivoli, diretto da Giancarlo Sant’Elia e guidato dall’ispettore capo Davide Sinibaldi, del centro antiviolenza Le Lune, delle scuole, del pronto soccorso con la nascita del Codice Rosa, dei carabinieri, dei servizi sociali e dei consultori. Ora l’esperienza sta contagiando anche i Comuni limitrofi grazie al progetto dell’associazione Differenza donna: “Via Lattea” che sta dando vita a sportelli anti-violenza itineranti. Nel 2012 sono stati trattati più di 60 casi di violenza di genere comprendenti anche gli “atti persecutori”(stalking), maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, violenza sessuale, violenza sessuale su minore. Questo ha comportato ben 5 arresti in flagranza, 41 denunce in stato di libertà, 5 misure cautelari emesse, 39 richieste per l’applicazione della misura cautelare e altri 18 casi in fase di istruttoria. Sempre sulla stessa stregua anche gli interventi dei carabinieri della Compagnia di Tivoli, diretta dal capitano Emanuela Rocca, appena rientrata da Bruxelles in qualità di delegato per le forze armate italiane in materia di violenza. Nel 2012 i Carabinieri della Compagnia di Tivoli hanno messo le manette più di una quindicina di persone per i reati di “maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e violenza sessuale, le cui vittime sono generalmente donne”. In questi ultimi anni, poi, il team anti-violenza ha lavorato nelle scuole dando vita ad un percorso di sensibilizzazione e di prevenzione.
PERCHÉ PARLARE DI VIOLENZA DI GENERE
“La violenza alle donne è stata studiata molto negli ultimi 40anni – spiega Lina Losacco, responsabile del centro anti-violenza Le Lune di Guidonia Montecelio, in un suo editoriale – sia da punto di vista sociale che legislativo e giuridico, determinando anche dei cambiamenti culturali che hanno portato alla luce molto del sommerso, in particolare se si fa riferimento alla violenza domestica. Proprio riguardo alla sua diffusione e in quanto violazione dei diritti umani, si è iniziato a parlare di violenza di genere, evidenziando la dimensione “sessuata” del fenomeno in virtù del fatto che gli uomini da sempre hanno avuto un comportamento prevaricante e discriminante nei confronti delle donne in qualsiasi paese del mondo, come storicamente documentato”.
IL PERCHE’ DELLA VIOLENZA
“Dall’analisi dei numerosi casi di donne vittime di violenza – continua Lina Losacco – sappiamo che in ogni situazione c’è un rimando al concetto di potere. L’aggressore ha la necessità di mantenere il controllo sulla donna che ne è vittima agendo su d lei la modalità violenza che ritiene più opportuna, spesso arrivando anche ad ucciderla: il nemmeno della crescente “femminilizzazione” dell’omicidio è l’espressione di comportamenti individuali o collettivi misogini. Distruttiva nei suoi effetti, la violenza ha l’obiettivo di sottomettere, dominare, paralizzare, piegare l’altra persona, cercando di appropriarsi della volontà, della sua intimità e impedirle di essere altro da sé. Per questo non si può spiegare un atto violento, o addirittura un omicidio nei confronti di una donna, facendo riferimento al “troppo amore”, alla gelosia, alla rabbia o alla patologia psichica dell’uomo violento. Non è solo riduttivo ma soprattutto è deresponsabilizzante”.
SERVONO “AZIONI CONCRETE E SNERGICHE” E L’APPLICAZIONE DELLE NORME ESISTENTI
“Come è stato sperimentato a livello internazionale, in numerose città italiane e anche nel nostro territorio, il fenomeno viene arginato ed efficacemente contrastato solo se c’è lavoro di rete sinergico, strutturato da protocolli e linee guida, tra gli interlocutori istituzionali e del privato sociale”.
L’IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONE
“E’ necessario – continua la Losacco – un progetto integrato che coinvolga la comunità nel suo insieme perché l’approccio alla violenza di genere non deve avere carattere di emergenza, ma di prevenzione. Ad esempio – spiega Lina Losacco – l’educazione dei figli, spesso impartita attraverso maltrattamenti fisici e psicologici, non può essere la “normalità”. Il comportamento violento non può essere registrato come normale e quindi essere appreso. I bambini apprendono regole, norme comportamentali, modalità di relazioni positive e negative innanzitutto nel contesto familiare, per cui l’apprendimento delle relazioni sane, fondate sulla comunicazione affettiva circolare e sul reciproco rispetto (non su un esercizio di potere) potrebbe essere un utile rimedio per interrompere il ciclo della violenza intergenerazionale”.
IL RUOLO DELLA SCUOLA
La violenza di genere è stata protagonista nelle aule delle scuole tiburtine invitate a seguire un percorso formativo e culturale di forte riflessione sul tema in occasione del “Progetto Scuole Sicure” promosso dalla Questura di Roma – Commissariato di Tivoli e personalizzato dal Liceo d’Este. Hanno partecipato attivamente al progetto oltre 50 studenti delle 3 scuole tiburtine. Violenza di genere, quindi, vista, studiata, elaborata e rielaborata sotto diversi aspetti per dare al fenomeno una forte e decisa riconoscibilità per dire “Basta” con la violenza sulle donne” partendo dalla ricostruzione di una dinamica culturale. Durante l’anno scolastico corrente e in quelli passati polizia e carabinieri hanno visitato le scuole del territorio proprio per parlare con gli studenti di legalità e violenza di genere.
IL CODICE ROSA INTEGRATO
In questi ultimi quattro anni, quindi, si è dimostrata sempre più impellente, al fine di ottenere quella sinergia tanto auspicata, l’esigenza di estendere la collaborazione ad altri “interlocutori”, tra cui l’Ospedale. Grande attenzione sul tema è stata dimostrata dal primario del Pronto soccorso dell’Ospedale di Tivoli, Ugo Donati, e dal suo personale e ad aprile 2012 è nato il Codice rosa integrato con l’introduzione inoltre di uno spazio di accoglienza per le donne e i minori vittime di violenza presso l’ospedale di Tivoli. Lo spazio è curato dal centro Le Lune: “che coadiuva il personale sanitario nel sostenere la vittima nel percorso di uscita dalla violenza”. Il Codice è definito come un modello avanzato dell’emergenza ed è stato avviato a gennaio del 2009 da Differenza Donna all’Umberto I di Roma. Ogni caso di violenza di genere viene ora intercettato proprio a partire dal Pronto Soccorso e viene trattato contemporaneamente a partire dagli operatori del Triage, da quelli del centro antiviolenza e del Commissariato. E’ nata una sorta di Cartella clinica ad hoc: il referto ora contiene non solo le informazioni cliniche del caso ma anche lo stato emotivo, le notizie sulla dinamica dell’evento, sul contesto socio familiare al momento dell’accesso al Triage. L’operatore del centro antiviolenza poi compila un modulo relativo alla “valutazione del rischio”, una check list, importante per il lavoro degli investigatori.
(dal nostro quindicinale XL)

