Tivoli, trattative ad oltranza per evitare le urne
La crisi non conosce pause e da mercoledì, giorno in cui il sindaco, Sandro Gallotti, ha deciso di rassegnare le dimissioni, le trattative non si sono praticamente mai fermate. Le riunioni in quel di Palazzo San Bernardino continuano senza sosta alla ricerca della quadra che però tarda ad arrivare. I giorni intanto passano e il […]
La crisi non conosce pause e da mercoledì, giorno in cui il sindaco, Sandro Gallotti, ha deciso di rassegnare le dimissioni, le trattative non si sono praticamente mai fermate. Le riunioni in quel di Palazzo San Bernardino continuano senza sosta alla ricerca della quadra che però tarda ad arrivare. I giorni intanto passano e il 26 febbraio, data ultima per ricomporre la maggioranza, si avvicina pericolosamente. A riunirsi ogni giorni, festivi compresi, il gruppo che attualmente sostiene il governo cittadino in carica da quasi tre anni, diverso nei numeri e nei nomi da quello che nel 2010 ha riportato Gallotti alla guida della Città dell’Arte. Il faro nella lunga notte del centro destra dovrebbe essere il documento firmato dal gruppo di Alleanza per Tivoli, che nei fatti ha aperto la crisi più grave tra quelle che hanno contrassegnato, e purtroppo caratterizzato, l’attuale governo cittadino, che detiene il record, non positivo, di rimpasti di giunta effettuati. Oggi, stando ai numeri, l’esecutivo dovrebbe cambiare di nuovo: il Pdl, partito a cui è legato il primo cittadino, di pezzi ne ha persi parecchi, tra defezioni eclatanti, su tutti Massimo Messale e Raffaele Russo che siedono anche fisicamente dall’altra parte della barricata in consiglio comunale, alla nascita di Fratelli d’Italia, che ha messo insieme Marco Innocenzi e Antonio Pagliaro. Alla diminuzione del gruppo dovrebbe corrispondere una diminuzione della rappresentanza in giunta e nei consigli di amministrazione delle partecipate in carico al comune. Ma la faccenda non è, e non può essere, solo una questione di poltrone. Nell’ultimatum firmato dai sei di Alleanza per Tivoli si chiede un cambio di passo deciso ma sopratutto necessario, anzi urgente, perchè di giorni per salvare il governo ce ne sono solo 17.

