Caso Alex Britti | Ex compagna condannata a 6 mesi per una telecamera spia in casa: cosa dice la sentenza
Alex Britti (Wiki) - NotiziaLocale
Il Tribunale di Roma: interferenze illecite nella vita privata. Per i giudici, Nicole Pravadelli avrebbe spiato il cantautore con un dispositivo controllabile da remoto. Previsti anche 6mila euro di risarcimento.
Arriva una decisione destinata a far discutere nel mondo della cronaca e dello spettacolo. Il Tribunale di Roma ha condannato in primo grado a sei mesi di reclusione Nicole Pravadelli, ex compagna del musicista Alex Britti, per interferenze illecite nella vita privata. Secondo la ricostruzione contenuta negli atti, nel maggio 2022 sarebbe stata installata un’apparecchiatura di videoregistrazione all’interno dell’abitazione dell’artista, con scheda di memoria e collegamento a internet per un controllo a distanza. Un accertamento che, per i giudici, supera la soglia del lecito, perché va a incidere sul nucleo della riservatezza domestica.
Nella motivazione sintetica resa nota al momento della pronuncia, il collegio ha anche disposto un risarcimento di 6mila euro in favore di Britti, costituitosi parte civile tramite i legali Gianluca Tognozzi e Alessia Casinelli. Il quadro emerso in aula parla di un’azione finalizzata a raccogliere materiale da spendere nel contenzioso civile sull’affidamento esclusivo del figlio minorenne. È un passaggio delicato, che interseca una vicenda familiare e un procedimento penale, e che riporta al centro un principio chiave: la ricerca di “prove” non può trasformarsi in violazione sistematica della sfera privata altrui.
La sentenza e i fatti contestati
Il reato contestato è quello previsto dall’ordinamento a tutela della vita privata, con particolare riferimento alla condotta di chi, tramite strumenti di registrazione, si procura immagini o informazioni attinenti all’intimità domestica di un’altra persona senza consenso. Nel caso specifico, i giudici romani hanno ritenuto provata l’installazione e l’uso di una telecamera capace di inviare contenuti da remoto, elemento che ha inciso in modo determinante sulla decisione. L’episodio, collocato temporalmente nella primavera del 2022, è stato valutato insieme al contesto familiare in cui sarebbe maturato, ovvero il contenzioso sull’affidamento del figlio della coppia.
Il dispositivo impugnato, dotato di memoria e connettività, per l’accusa era finalizzato a monitorare la vita domestica del cantautore. Il Tribunale ha ricostruito la disponibilità del mezzo, le modalità d’uso e le circostanze in cui sarebbero avvenute le riprese, ritenendole idonee a integrare la violazione. In aula, la difesa dell’imputata ha sostenuto finalità legate alla tutela del minore e alla necessità di documentare situazioni utili nel procedimento civile, ma il giudice ha tracciato un confine netto tra la tutela dei diritti in sede familiare e le modalità con cui si cercano elementi di prova, che devono restare nel perimetro della legge.
Nel corso del processo è riemerso anche lo sfondo di precedenti attriti tra le parti, compresa la menzione, in atti, di una diversa vicenda di presunto dossieraggio che aveva coinvolto figure della famiglia di origine dell’imputata.

Prossime mosse e cosa cambia ora
La condanna è di primo grado e, come di prassi, potrà essere impugnata in appello dalla difesa. È quindi verosimile che la vicenda giudiziaria prosegua nei prossimi mesi davanti alla Corte d’Appello di Roma, dove si discuteranno eventuali censure sulla ricostruzione dei fatti, sulla qualificazione giuridica e sulla proporzione della pena. In parallelo, sul piano civile, la sentenza penale potrebbe riflettersi sulle strategie processuali delle parti in tema di affidamento, sebbene i due binari abbiano tempi, criteri e finalità differenti.
Le prossime tappe diranno se l’appello modificherà in tutto o in parte il quadro. Intanto, la pronuncia e il risarcimento riconosciuto a Britti indicano la linea del primo giudice: la vita privata, soprattutto tra le mura di casa, non è un terreno su cui si può intervenire senza regole, neppure quando l’obiettivo dichiarato è quello di vincere una causa in sede familiare.
