Montespaccato, raid notturno al centro sportivo | Devastato il campo “Don Pino Puglisi”: danni a sale, spogliatoi e impianti

Montespaccato

Il Don Pino Puglisi di Montespaccato (Facebook) - NotiziaLocale

Nella notte tra giovedì e venerdì ignoti hanno danneggiato l’impianto di via Stefano Vaj, bene confiscato al clan Gambacurta e gestito da Asilo Savoia: abbattuti arredi, colpiti spogliatoi e campo, indagini in corso.

Notte di vandalismi a Montespaccato. Il centro sportivo “Don Pino Puglisi”, simbolo di riscatto sociale del quartiere, è stato preso di mira da un gruppo di sconosciuti che ha danneggiato sale interne, spogliatoi e parte dell’area di gioco. La struttura, intitolata al parroco antimafia ucciso a Palermo, sorge in un immobile confiscato alla criminalità e oggi affidato ad Asilo Savoia per attività sportive e sociali rivolte a bambini e famiglie. La scoperta, all’alba, ha lasciato sul pavimento armadi divelti, libri strappati, attrezzature rotte, muri e impianti elettrici danneggiati: un colpo al cuore della comunità che qui ha trovato un presidio di legalità e inclusione.

Il raid arriva a ridosso della stagione sportiva, quando il centro è più frequentato e le squadre stanno riprendendo allenamenti e corsi. Proprio l’effetto dirompente sulla quotidianità sembra essere stato cercato con precisione: distruzione rapida, danni diffusi, messaggio rumoroso. Il quadro che emerge dalle prime ricostruzioni parla di un’azione mirata e coordinata, capace di mandare in tilt per giorni le attività educative e di coinvolgere costi non banali per riparazioni e pulizie. Le forze dell’ordine hanno acquisito le immagini della zona e stanno raccogliendo elementi utili a identificare i responsabili, mentre la direzione dell’impianto ha attivato le procedure assicurative e sta organizzando gli interventi urgenti per riaprire in sicurezza.

Un bene confiscato diventato presidio: perché colpire proprio qui

Il “Don Pino Puglisi” non è un campo qualunque. Dal 2016, dopo la confisca all’area di influenza del clan Gambacurta, è stato rilanciato come centro sportivo e sociale a gestione pubblica, con il programma “Talento & Tenacia” di Asilo Savoia. Nel tempo è diventato un punto di riferimento per allenamenti, doposcuola, laboratori e iniziative di comunità. Colpire un luogo così esposto, peraltro intitolato a una figura-simbolo della lotta alla mafia, ha un valore che va oltre la semplice bravata: toglie servizi a ragazzi e famiglie, prova a sporcare l’idea che lo sport possa cambiare il destino di un quartiere.

Le immagini e i racconti descrivono locali devastati, con armadi spaccati, libri a terra, scrivanie e perfino il calciobalilla ridotti in pezzi. Danneggiati anche gli spogliatoi della scuola calcio e parte del campo di calciotto, costringendo a sospendere allenamenti e partite. Gli operatori parlano di un colpo “a freddo”, sferrato nel silenzio della notte, quando l’impianto è vuoto e il controllo sociale è minimo. L’intensità dei danni, il tempismo a ridosso della ripartenza e il bersaglio scelto alimentano l’ipotesi di una matrice intimidatoria: chi ha agito voleva fermare, almeno per un po’, la vita del centro e mandare un segnale di forza.

Reazioni, indagini e ripartenza: come risponde il quartiere

La risposta del territorio è arrivata subito. Amministratori, associazioni e cittadini hanno espresso solidarietà a operatori e famiglie, ribadendo che l’impianto non chiuderà. Il Comune e la rete sportiva locale stanno lavorando per garantire spazi alternativi alle squadre più colpite, mentre si valuta una raccolta fondi per coprire i danni non assicurati e sostituire arredi e materiali didattici distrutti. L’idea è di trasformare la ferita in una mobilitazione: più presidi, più attività, più partecipazione, in modo da ridurre i margini d’azione per chi prova a intimidire.

Dal punto di vista operativo, le priorità sono tre: ripristinare la sicurezza elettrica e strutturale degli ambienti, ripulire e mettere in ordine le aree comuni, riaprire gradualmente le attività sportive e i servizi educativi. La direzione del centro sta mappando stanza per stanza per quantificare le riparazioni e stabilire un ordine di interventi. Sul fronte investigativo, le pattuglie passano al setaccio i filmati di videosorveglianza e raccolgono segnalazioni di residenti e commercianti, nella speranza di individuare movimenti o veicoli sospetti nelle ore dell’assalto.