Bloccate due missioni Ue in Italia: la destra al Parlamento europeo tira dritto | il controllo svanisce
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Due missioni ufficiali dell’Unione europea destinate all’Italia sono state fermate prima ancora di partire: un segnale politico forte che mette in discussione monitoraggi delicati su stato di diritto e libertà di stampa.
La decisione arriva direttamente dal Parlamento europeo, dove la maggioranza di destra ha scelto di bloccare due visite programmate da commissioni specializzate. Missioni che avrebbero dovuto analizzare sul campo la situazione italiana in materia di pluralismo dei media e rispetto delle garanzie democratiche, con particolare riferimento alle scelte del governo nazionale e alle recenti tensioni istituzionali.
Lo stop ha immediatamente generato reazioni, perché le missioni rappresentano uno dei principali strumenti dell’Ue per verificare il rispetto dei valori fondamentali nei Paesi membri. Rinunciarvi significa rallentare, se non azzerare, un processo di controllo diretto considerato essenziale nei rapporti tra Bruxelles e gli Stati.
Le missioni bloccate e cosa avrebbero dovuto verificare
La prima missione, richiesta dalla sottocommissione per lo Stato di diritto, era centrata sull’analisi delle recenti scelte normative e istituzionali italiane, con particolare attenzione ai rapporti tra governo, magistratura e media. La seconda, promossa dalla commissione per le Libertà civili (LIBE), avrebbe invece dovuto occuparsi del tema della libertà di stampa, alla luce dei casi che nelle ultime settimane hanno fatto emergere tensioni tra esecutivo e giornalisti.
Secondo quanto riportato, entrambe le missioni sono state bloccate dalla nuova maggioranza di centrodestra presente al Parlamento europeo, che ha ritenuto tali visite non necessarie o eccessivamente mirate solo a scopi politici. Una scelta che cambia la dinamica dei controlli interni dell’Ue, riducendo le possibilità di valutazioni dirette sul territorio.

La reazione delle opposizioni e il significato politico dello stop
Le opposizioni europee hanno accusato la maggioranza di voler impedire una verifica indipendente in un momento considerato sensibile per l’Italia. La preoccupazione riguarda il rischio di indebolire la capacità del Parlamento europeo di intervenire quando emergono potenziali criticità legate alla tutela dei diritti democratici.
Il blocco non chiude definitivamente il capitolo, ma di fatto congela la possibilità di condurre accertamenti immediati. L’assenza di missioni dirette riduce la trasparenza e limita lo strumento che l’Unione utilizza per controllare l’aderenza dei Paesi membri ai principi cardine della democrazia europea. Un episodio che, inevitabilmente, riaccende il dibattito sul ruolo delle istituzioni comunitarie e sugli equilibri politici che ne determinano le decisioni.
