Trigoria, il Comune sblocca il piano di zona: coperti 1,8 milioni di oneri | i lavori possono ripartire
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In molte periferie romane c’è un filo rosso che ritorna: quartieri promessi, case costruite, famiglie che entrano negli appartamenti, ma le opere essenziali restano sulla carta. Strade che finiscono nel nulla, fogne mai completate, illuminazione assente. Un limbo urbanistico che dura anni e che oggi, almeno a Trigoria, sembra avviarsi verso una svolta.
Nel quadrante sud della città, il piano di zona B54 Trandafilo è diventato uno dei simboli più evidenti di questo stallo. Sei palazzine isolate, circondate dal vuoto e prive dei servizi minimi, rappresentano da tempo un disagio quotidiano per i residenti. Ora però il Comune incassa una vittoria decisiva in tribunale che apre la strada a nuovi lavori e al recupero di risorse fondamentali.
La vicenda, infatti, non riguarda solo un semplice contenzioso amministrativo, ma la possibilità concreta di riportare normalità in un quartiere rimasto sospeso tra progetto e abbandono.
Al centro della controversia c’è la società Fin.Tiba Costruzioni, che nel 2013 aveva ottenuto due permessi di costruire per realizzare le palazzine di via Trandafilo. In cambio del rilascio dei titoli edilizi, l’impresa si era impegnata a realizzare le opere di urbanizzazione primaria: strade, impianti idrici, rete fognaria, illuminazione.
Le case sono state costruite e vendute, ma le opere pubbliche non sono mai state completate. E soprattutto, sostiene il Campidoglio, non è mai stato versato nemmeno il corrispettivo degli oneri concessori che la società avrebbe dovuto pagare qualora i lavori infrastrutturali non fossero stati eseguiti.
Per evitare il pagamento, Fin.Tiba ha invocato davanti al Tar del Lazio la prescrizione dell’obbligo, sostenendo che fossero trascorsi più di dieci anni dal rilascio dei permessi. Ma i giudici amministrativi, con una sentenza emessa il 20 novembre 2025, hanno respinto l’istanza: l’obbligo non si prescrive e il Comune ha pieno diritto di recuperare gli importi dovuti.
Il Comune punta al recupero: 1,8 milioni destinati alle opere mancanti
L’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia ha accolto con soddisfazione il verdetto, definendo “inaccettabile e moralmente esecrabile” il tentativo di sottrarsi agli oneri proprio in un contesto dove le famiglie vivono senza servizi essenziali.
L’intervento del Tar permette infatti a Roma Capitale di sbloccare il procedimento di recupero e di contabilizzare 1,8 milioni di euro, da reinvestire direttamente nel quartiere. A questi si aggiunge il finanziamento già approvato da 5 milioni di euro destinato alla costruzione di fogne, vasche di laminazione, strade di collegamento e reti elettriche e idriche.
Il piano, come ricorda Veloccia, rientra nella più ampia operazione di monitoraggio e regolarizzazione dei piani di zona del secondo stralcio, molti dei quali presentano criticità simili. L’obiettivo è duplice: completare le opere dove i costruttori sono venuti meno e sostenere gli operatori che intendono rispettare gli impegni “a scomputo”.

Trigoria IV: sei palazzine nel nulla, ma ora i lavori possono ripartire
Il caso di Trigoria IV è diventato emblematico. Le sei palazzine si ergono in un territorio privo di collegamenti adeguati: niente strade asfaltate, nessuna rete idrica funzionale, nessuna cabina elettrica dedicata. Una condizione insostenibile per decine di famiglie che da anni attendono risposte.
La sentenza offre finalmente un percorso chiaro: il Comune può esigere le somme dovute e impiegarle per completare le opere. L’amministrazione conferma infatti la volontà di intervenire direttamente per restituire vivibilità al quartiere.
Una decisione attesa da tempo, che non solo sblocca uno dei piani di zona più problematici, ma apre la strada a un modello di intervento che potrebbe ridare respiro a molti altri quartieri rimasti incompiuti nella Capitale.
