Addio alla grande catena di abbigliamento italiana: dopo aver vestito per 60 anni tutti noi ci saluta | Non hanno retto alla crisi
Coin chiude - Notizialocale
La chiusura definitiva di una storica catena di abbigliamento italiana segna la fine di un’epoca: per oltre sessant’anni ha accompagnato intere generazioni, diventando un punto di riferimento nelle nostre città.
Per molti, questo marchio rappresentava più di un semplice negozio: era un luogo familiare, quello in cui si acquistavano gli abiti per la scuola, per le occasioni speciali o per le stagioni che cambiavano. La sua presenza capillare, dai centri storici ai centri commerciali, aveva trasformato il brand in una parte riconoscibile del paesaggio urbano italiano. La notizia della chiusura non sorprende del tutto, ma colpisce per ciò che simbolicamente porta con sé: la fine di un modello commerciale che ha segnato decenni di abitudini di acquisto.
La crisi del settore moda, combinata a una concorrenza sempre più aggressiva e a un mercato profondamente cambiato, ha reso insostenibile la prosecuzione dell’attività. Gli ultimi anni erano stati caratterizzati da continue ristrutturazioni e tentativi di rilancio, ma le dinamiche dei consumatori hanno premiato nuovi format, lasciando poco spazio a strutture tradizionali.
Perché la chiusura era diventata inevitabile
Negli ultimi anni, molti marchi storici hanno dovuto affrontare un cambiamento senza precedenti. L’ascesa dell’e-commerce, la crescita dei brand low cost e l’arrivo di colossi internazionali hanno modificato radicalmente il comportamento dei clienti. Secondo le analisi diffuse nel settore, la competizione si è fatta sempre più serrata, con prezzi bassi e collezioni rapide che hanno lasciato indietro chi non è riuscito a innovare abbastanza in fretta.
La catena italiana in questione aveva provato ad adattarsi, ma il divario rispetto ai nuovi modelli era ormai troppo ampio. I costi di gestione elevati, uniti al calo delle vendite nei negozi fisici, hanno pesato su un equilibrio economico già fragile. Il marchio ha tentato di rilanciarsi con nuove collezioni e restyling dei punti vendita, ma le difficoltà del mercato — aggravate dalle incertezze economiche degli ultimi anni — hanno reso impossibile una ripartenza stabile.

Di chi si parla, cosa rappresentava per gli italiani e cosa accadrà ora
Parliamo della famosissima Coin. La chiusura non riguarda solo un nome noto, ma un pezzo di memoria collettiva. Per intere generazioni, questa catena aveva significato qualità accessibile, ampia scelta e un rapporto diretto con la clientela. Molti ricordano gli scaffali ordinati, le collezioni stagionali e quel senso di familiarità che solo i negozi “di casa” riescono a creare. Con la sua uscita di scena, si perde un punto di riferimento che ha segnato la storia dello shopping italiano, soprattutto in città dove il marchio era presente da decenni.
Ora l’attenzione si sposta sul futuro dei locali commerciali e dei dipendenti coinvolti. In molte aree, gli spazi lasciati liberi attireranno nuovi brand, probabilmente appartenenti alle grandi catene internazionali che stanno ampliando la loro presenza. Per i lavoratori, si aprono scenari complessi, con la necessità di ricollocazione in un settore che continua a cambiare rapidamente. Anche per i clienti abituali, l’addio rappresenta un cambiamento significativo: un ulteriore segnale di come il retail tradizionale stia cedendo il passo a modelli più digitali, più veloci e spesso meno legati al territorio.
