Medici di base, scattano le visite a pagamento: da quest’anno devi pagare anche per prestazioni che erano gratuite | 25€ solo per un semplice controllo specialistico

Medico di base - Notizialocale

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Dal 2025 cambiano le regole per molte prestazioni che fino allo scorso anno erano gratuite presso il medico di base: con l’introduzione del nuovo tariffario nazionale dei ticket sanitari, alcune visite ed esami diventano a pagamento anche per chi è sempre rientrato nel perimetro dell’assistenza di base.

L’aggiornamento, frutto dell’applicazione del tariffario unico introdotto a livello nazionale, definisce nuovi importi minimi per una serie di prestazioni specialistiche che in passato variavano molto da regione a regione. Secondo quanto segnalato da diverse associazioni consumeristiche, tra cui Altroconsumo, la voce più evidente riguarda le visite specialistiche prescritte dal medico di famiglia: la “prima visita specialistica”, ad esempio, viene ora generalmente tariffata a 25 euro, con importi che possono oscillare a seconda dei servizi regionali. Questo cambiamento comporta un impatto diretto per tutti i cittadini che necessitano di controlli non urgenti, generando la percezione che prestazioni considerate abituali si siano trasformate improvvisamente in prestazioni a pagamento. La modifica del quadro tariffario alimenta interrogativi sulla sostenibilità delle cure per le fasce più fragili.

Accanto alle visite, rientrano nel nuovo sistema anche diversi esami diagnostici che prima potevano risultare meno onerosi o addirittura gratuiti in alcune aree del Paese. La logica del tariffario unico punta a uniformare i costi, ma l’effetto collaterale è che, per molti cittadini, la spesa sanitaria aumenta rispetto al passato. Questo non significa che il medico di base diventi una figura “a pagamento”, ma che per una parte dei servizi collegati alla sua attività – come invii a visite specialistiche o controlli successivi – oggi si applichi un ticket più elevato rispetto agli anni precedenti. Per questo motivo, molti utenti stanno sperimentando un aumento dei costi legati all’assistenza ambulatoriale pur senza aver cambiato abitudini o carico di visite.

Cosa è cambiato davvero: il cuore del nuovo tariffario

L’introduzione del tariffario nazionale stabilisce un prezzo uniforme per alcune prestazioni specialistiche, rendendo meno rilevanti le differenze locali che fino al 2024 potevano portare a tariffe molto basse in certe regioni. La “prima visita specialistica”, la “visita di controllo” e alcune valutazioni di secondo livello rientrano ora in una fascia tariffaria definita, eliminando molti margini di discrezionalità. In sostanza, ciò che prima poteva costare 12 o 15 euro, ora si uniforma verso l’alto. Il cambiamento riguarda anche prestazioni diagnostiche come esami cardiologici, analisi strumentali e visite richieste per monitorare condizioni croniche. Il nuovo sistema crea un quadro più ordinato, ma allo stesso tempo rende più evidente il carico economico delle prestazioni non urgenti.

È importante chiarire che questo aggiornamento non riguarda l’intero pacchetto delle cure garantite dal Servizio Sanitario Nazionale. Le prestazioni contenute nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), come le vaccinazioni, le visite pediatriche fino ai 14 anni, i controlli legati alla crescita e la medicina generale di base, restano garantite senza costi aggiuntivi. Ciò che cambia è tutto ciò che ruota attorno alle visite richieste per approfondire disturbi, monitorare condizioni croniche o ottenere una valutazione specialistica non urgente. Per molti cittadini questo significa affrontare una spesa che prima non esisteva, pur rientrando ancora nel perimetro della sanità pubblica. La trasformazione riguarda quindi la zona grigia tra prestazioni essenziali e prestazioni specialistiche, che oggi diventano più onerose.

Medico controlla - Notizialocale
Medico controlla – Notizialocale ( pexels ) 

Perché i cittadini pagano di più e quali prestazioni sono coinvolte

Le ragioni di questo aumento non sono legate a una volontà di rendere la sanità a pagamento, ma alla necessità di uniformare i costi e di adeguare le tariffe ai livelli di spesa attuali del sistema. Inflazione, aumento dei costi delle strutture, maggiore richiesta di prestazioni e necessità di aggiornare strumenti e tecnologie hanno spinto verso una revisione delle cifre. Il nuovo listino tiene conto di questi fattori, ma ciò non elimina l’effetto immediato sulle famiglie: visite che prima erano incluse di fatto nel circuito dell’assistenza di base ora hanno un costo che si somma alle altre spese sanitarie periodiche. La prima visita specialistica è l’esempio più evidente, ma il nuovo schema coinvolge anche controlli successivi, esami diagnostici di livello base e visite presso reparti non direttamente coperti dalla medicina generale.

Un’altra conseguenza riguarda la distribuzione territoriale delle tariffe: se da un lato l’uniformità nazionale evita differenze eccessive tra regioni, dall’altro penalizza chi vive in zone dove i ticket erano particolarmente bassi. Chi soffre di patologie croniche e necessita di monitoraggi costanti può ritrovarsi con una spesa mensile significativa, soprattutto quando le prescrizioni del medico di base devono essere integrate da valutazioni specialistiche. Per molte famiglie questo nuovo scenario richiede una maggiore pianificazione e la verifica delle eventuali esenzioni disponibili, l’unico strumento che permette di ridurre l’impatto del nuovo listino già attivo.