Sangue Infetto: Morta dopo decenni | Arriva il risarcimento

Dopo 52 anni, un figlio ottiene giustizia per la morte della madre, causata da trasfusioni con sangue infetto. Scopri la lunga battaglia legale e il risarcimento milionario.

Sangue Infetto: Morta dopo decenni | Arriva il risarcimento
Dopo 52 anni, un figlio ottiene giustizia per la morte della madre, causata da trasfusioni con sangue infetto. Scopri la lunga battaglia legale e il risarcimento milionario.

Una storia di incredibile perseveranza e sofferenza giunge finalmente a una conclusione, proprio alla Vigilia di Natale. Il figlio di una donna deceduta nel 2004, all’età di settantadue anni, a causa delle gravi conseguenze di una trasfusione con sangue infetto, ricevuta ben cinquantadue anni prima, ha ottenuto un risarcimento di oltre 350mila euro. La vittima, originaria di Arce, aveva contratto il virus dell’epatite C all’ospedale di Ceprano nel lontano 1973. Le patologie terminali, ovvero una cirrosi epatica e un tumore al fegato, sono state direttamente collegate a quella negligenza sanitaria. La vicenda ha richiesto decenni per essere dipanata, portando con sé un incommensurabile dolore per la famiglia e una battaglia legale estenuante che ha messo a dura prova la loro resilienza e fede nella giustizia.

La battaglia legale infinita e la svolta

La battaglia legale infinita e la svolta

La battaglia legale infinita trova finalmente la sua svolta.

 

Il percorso verso la giustizia è stato lungo, tortuoso e costellato di ostacoli apparentemente insormontabili. La denuncia da parte dei familiari, supportata da accurate indagini e dalla ferma volontà di far luce sulla verità, ha dato il via a una causa legale nel 2018. Tuttavia, dopo sette anni di procedure, la richiesta di risarcimento è stata inizialmente respinta dal Tribunale di Roma. La motivazione, che sembrava insindacabile, si basava sulla presunta prescrizione dei termini, essendo trascorsi ben quattordici anni dalla morte della donna. Questa decisione ha rappresentato un duro colpo, ponendo un’ombra minacciosa sulle speranze di risarcimento per il figlio, dopo decenni di attesa e una sofferenza mai realmente mitigata. Nonostante l’amarezza, l’avvocato Renato Mattatelli, incaricato della causa, non si è arreso, credendo fermamente nella possibilità di ribaltare la sentenza.

Con straordinaria determinazione e profonda conoscenza delle dinamiche legali, l’avvocato Mattatelli ha impugnato con successo la sentenza d’appello, portando il complesso caso davanti alla Corte di Cassazione. Nel 2023, la massima istanza giudiziaria italiana ha finalmente accolto il ricorso, riconoscendo la fondatezza e la rilevanza delle argomentazioni presentate. La decisione della Cassazione ha quindi annullato la precedente sentenza e rinviato il caso alla Corte d’Appello di Roma per una nuova valutazione. Questo pronunciamento ha rappresentato un momento cruciale, una vera e propria svolta in una vicenda che sembrava destinata all’oblio legale, riaccendendo con forza la speranza per il riconoscimento di un gravissimo errore medico e per la giustizia dovuta alla famiglia.

La perizia e il risarcimento: una vigilia di natale inattesa

La perizia e il risarcimento: una vigilia di natale inattesa

Una Vigilia di Natale inattesa, tra perizie e risarcimenti.

 

Una volta tornato alla Corte d’Appello di Roma, il caso ha finalmente trovato il suo meritato epilogo. È stata disposta una perizia medico-legale estremamente approfondita, che si è rivelata il punto di svolta definitivo per l’intera vicenda. Il consulente tecnico nominato dalla Corte ha confermato inequivocabilmente che la donna di Arce era stata contagiata dal virus dell’epatite C proprio attraverso le trasfusioni di sangue ricevute nell’ospedale di Ceprano nel lontano 1973. Un’ulteriore e fondamentale scoperta della perizia ha riguardato la natura intrinsecamente subdola del virus: è stato scientificamente accertato come l’epatite C possa danneggiare gravemente il fegato in modo totalmente silente, senza manifestare sintomi evidenti e riconoscibili per decenni interi. Questo dato cruciale ha giustificato pienamente il fatto che la diagnosi sia arrivata solo trent’anni dopo le trasfusioni, quando la malattia era ormai progredita a uno stadio avanzato, con una grave cirrosi e un tumore al fegato già conclamato, rendendo inutile qualsiasi intervento tardivo.

Alla luce di queste nuove, schiaccianti e inconfutabili evidenze, il Ministero della Salute ha finalmente riconosciuto la propria innegabile responsabilità in questa tragica vicenda. Grazie all’instancabile e meticoloso lavoro dell’avvocato Mattatelli, è stato sottoscritto un accordo per un risarcimento di oltre 350mila euro. Questi fondi, simbolici ma significativi, sono stati consegnati al figlio della paziente deceduta proprio in questi giorni, in un momento dal forte valore emotivo come la Vigilia di Natale. Un “regalo” che, seppur arrivato con un ritardo di cinquantadue anni, ha messo la parola fine a una vicenda iniziata in circostanze drammatiche, offrendo finalmente un barlume di giustizia e chiudendo un capitolo doloroso e ingiusto di negligenza sanitaria, riaffermando l’importanza della perseveranza nella ricerca della verità.