Tivoli, 7 ottobre 1835: l’Aniene fu deviato ad opera di Gregorio XVI

1421

Il 7 Ottobre del 1835, con cerimonia solenne e alla presenza di Gregorio XVI, della sua corte, del re del Portogallo e della regina delle Due Sicilie venivano inaugurati i Cunicoli Gregoriani. Ripercorriamo le fasi più salienti con Carlo Innocenti

E’ prossima la ricorrenza di un evento che cambiò per sempre la vita e la sicurezza della città di Tivoli: il giorno 7 del mese di ottobre 1835 si attivò la deviazione del nostro fiume Aniene nelle viscere del monte Catillo, ponendo fine ad una serie atavica di lutti e rovine che il fiume infliggeva a Tivoli. Vorrei qui ripercorrere le fasi più salienti della costruzione di questa grande opera che, ancora oggi, costituisce il più importante intervento teso a mitigare un grave dissesto idrogeologico locale, conseguente alla erosione delle acque del fiume, che nei millenni, hanno formato la Valle dell’Inferno più nota come “Orrido Tiburtino”.

La piena del 1826

I testi antichi riportano la descrizione di questi eventi naturali che ebbero il loro culmine nella grande piena del 16 novembre del 1826. Essa, aggirando la diga che permetteva l’alimentazione dei cinque canali industriali che fornivano l’energia idraulica necessaria agli opifici di Tivoli, portò con sé, il giorno 26, fabbricati, strade, orti e persino la chiesa di Santa Lucia. In piena raccolta delle olive si fermarono tutti i frantoi e i mulini come pure tutti gli altri opifici che avevano reso Tivoli la più importante città industriale delle Stato Pontificio. I danni furono enormi e richiesero l’intervento del pontefice Leone XII che avviò lo studio e l’esecuzione delle riparazioni tentando, invano, di tamponare stabilmente l’enorme falla creatasi.

Il cardinale Rivarola

La stessa sorte toccò al suo successore Pio VIII ma fu però Gregorio XVI, che il 15 settembre del 1830 affidò l’incarico al card. Rivarola di dare seguito al progetto dell’arch. Clemente Folchi che aveva proposto la deviazione del fiume in un tunnel da scavare sotto monte Catillo, in un sito individuato subito a monte del diversivo Stipa, prima dell’arrivo dell’Aniene a Tivoli. Eseguiti tutti gli adempimenti necessari, si iniziarono le opere di sbancamento lato fiume il 6 luglio 1832 e ben presto si ebbero i primi ritrovamenti di opere romane e di un sepolcreto che, unitamente a difficoltà riscontrate nella demolizione della roccia, rallentarono notevolmente le opere. Si decise pertanto, di iniziare anche sul lato opposto, allo sbocco sulla ripida scarpata, dove fu preparato un nuovo spiazzo che consentiva l’intervento di scavo nelle pendici del Catillo. Importantissimo fu lo studio e l’esecuzione dell’allineamento dei due scavi, eseguito naturalmente in superficie e che si rivelò poi estremamente corretto.

Si lavorò così su entrambi i lati e contrariamente a quanto previsto nel progetto iniziale si puntò alla costruzione di due tunnel ad ogiva completamente separati da un pilone centrale rinforzato alla base. Partendo dalla parte alta si scavarono dei gradoni della larghezza di circa 10 mt. che, inoltrandosi nel cuore roccioso del monte, permisero di lavorare con maggiore manodopera, accelerando così le opere di scavo. Anche questa disposizione fu in seguito modificata, furono abbandonati i gradoni per un lungo piano inclinato che consentiva l’accesso ai carri trainati da buoi fino alla parte più alta, evitando così di maneggiare più volte le rocce scavate.

I lavori e i due scavi

Tutti gli scavi furono eseguiti a mano ad eccezione degli strati più duri che furono demoliti con esplosivo, ma anche la necessaria foratura della roccia per alloggiare le mine, fu eseguita a mano. Nella contabilità finale compare un totale di circa 88.700 mine utilizzate. Ben presto, per ridurre i tempi di scavo, si sentì la necessità di affidare a due ditte separate l’esecuzione dei lavori: il 13 ottobre 1833 Giacomo Tosi, di Tivoli, per estrazione a sorte, prese l’impegno di realizzare il cunicolo destro, Filippo Vannelli, di Como, il cunicolo sinistro, che al termine si riscontrò più corto. Si aprì così una sorta di gara fra le due ditte a vantaggio della durata dei lavori che, operando contemporaneamente sui due lati e con turni di lavoro a 24 ore al giorno, ben presto ebbero un felice esito: – il 4 novembre 1934 alle ore 3,30 le due squadre della ditta Vannelli abbatterono l’ultimo diaframma fra la gioia delle maestranze. – il 27 novembre 1834 alle ore 23 anche le squadre della ditta Tosi si incontrarono sulla volta del cunicolo destro risultato più lungo del sinistro di circa 15 mt.

I due scavi coincisero perfettamente confermando la bontà degli allineamenti in campo eseguiti. Subito dopo proseguirono gli scavi sulla base dei tunnel, fino allora mantenuta al livello dell’acqua del fiume, per abbassarlo fino alla quota di fondo dell’alveo naturale. Furono rifinite pareti e pavimenti e furono costruiti dei pannelli nella sponda sinistra del fiume in modo da indirizzare la corrente verso l’imbocco dell’opera. Particolare cura fu adottata nella costruzione della platea di sbocco, la più sottoposta alla violenza delle acque. Dopo una robusta armatura metallica, fu completata con blocchi di travertino vecchio prelevati dai ruderi della villa di Colle Nocello; ancora oggi possono essere notati, integri, sotto il pelo dell’acqua. Il pilone centrale fu dotato di un marciapiede largo 1 metro necessario per le ispezioni e le manutenzioni.

I tempi di lavorazione

Portelloni in robusto rovere manovrati tramite argani a pulegge permisero di intercettare le acque nell’imbocco dal fiume. I dati dell’opera Ad opera ultimata (4 gennaio 1835) questi furono i dati:

– Cunicolo destro: lunghezza 278 mt. , larghezza alla base 10,20 mt., altezza 10 mt. Materiale estratto mc 12.400.

– Cunicolo sinistro: lunghezza 263 mt., larghezza alla base 10,37 mt., altezza 9,90 mt., materiale estratto mc 12. 600. Contemporaneamente alle finiture relative ai cunicoli, la ditta Tosi, provvedeva a costruire il nuovo ponte Gregoriano richiesto a gran voce dai cittadini di Tivoli che, il 24 maggio 1835 (la data fu appositamente spostata per permettere l’allestimento del percorso) dotato di un piano stradale provvisorio, permise l’accesso a Tivoli della immagine della Madonna di Quintiliolo dopo essere transitata all’interno del cunicolo destro opportunamente rifinito ed illuminato. Una cerimonia toccante, commovente e liberatoria per le autorità, le maestranze e i cittadini tutti.

A settembre del 1835 il Ponte Gregoriano fu completato, raccordato alla piazza S. Valerio e alla porta S. Angelo e consegnato definitivamente alla città! Al contorno dell’opera, proprio per accogliere degnamente il pontefice per la solenne inaugurazione della deviazione, fu resa carrabile la via che si recava al santuario di Quintiliolo e, su indicazioni di mons. Francesco Massimo, si sistemò il costone che accoglieva i resti della villa di Manlio Vopisco rendendolo visitabile ed accogliente.

Da allora questo giardino naturale e romantico assunse il nome di Villa Gregoriana. Con l’apertura dei grandi portoni la cascata prese vita il 7 ottobre 1835 alla presenza del pontefice Gregorio XVI che assistette all’evento dal “Trono”, una monumentale struttura in stile gotico appositamente predisposta nella sponda opposta della “grande Cascata di Tivoli”. L’Aniene e le piene Il 4 febbraio 1836 il fiume scatenò ancora le sue acque con una piena superiore a quella del 16 novembre 1826. L’acqua nei Cunicoli raggiunse l’altezza di 4,40 mt. ma questi non subirono danni contrariamente all’arco naturale nella grotta di Nettuno che fu distrutto dalle acque. La piena del 27 novembre 1844 registrò un’altezza nei Cunicoli di mt. 5,27, sotto ponte Gregoriano l’acqua raggiunse un’altezza di 90 cm ma non si verificarono ulteriori danni …. ed è ancora così! (Carlo Innocenti)