Nata nel 1994, l’Associazione nazionale Città dell’Olio, in notevole espansione, vede ormai l’adesione di 515 tra Regioni, Province e Comuni nel cui territorio, la produzione di Olio Extravergine di Olivo, rappresenta un importante settore della produzione agricola cui si abbinano turismo, tutela del paesaggio, degustazioni, sostegno alle produzioni di qualità.
Le olive
E’ innegabile che la città di Tivoli raccolga nel suo territorio l’insieme delle finalità dell’associazione che con sede in Toscana, a Monteriggioni, propone manifestazioni di supporto, valorizzazione, tutela e sostegno alla cultura di un prodotto di eccellenza quale è il succo verde-dorato delle olive.
In tempi in cui prende sempre più piede il turismo gastronomico abbinato all’escursionismo dolce, la città tiburtina non potrebbe che avere importante giovamento, in più campi, dall’entrare in un circuito che consente di utilizzare un marchio riconoscibile a livello nazionale ed internazionale.
L’associazione
L’Associazione è iscritta nel Registro delle Associazioni nazionali di Città di identità per la valorizzazione delle produzioni agricole di pregio di cui all’art. 40 Legge 27 dicembre 2023 nr. 206, istituito presso il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Dispone di sedi, strutture e recapiti decentrati a livello regionale e provinciale.
Ha, tra l’altro, tra i fini statutari, la tutela e promozione dell’ambiente e del paesaggio olivicolo, l’attivazione eventuale, con la collaborazione dei produttori locali, per il riconoscimento della denominazione per una valorizzazione dell’immagine e dei caratteri dell’olio doc sui mercati del mondo. Per garantire il consumatore, incentiva lo studio, la ricerca e la sperimentazione per una valorizzazione delle varietà locali ed i caratteri degli oli. Elabora, insieme con le altre città e le istituzioni aderenti, norme capaci di tutelare e valorizzare le aree ad alta vocazione olivicola e gli ambienti storici dell’olio. Nello stesso ambito dell’associazione si creano le Comunità dell’olio cui possono aderire: aziende agricole e frantoi, ristoranti e oleoteche, strutture ricettive, musei e Pro Loco.
Gustare l’olio
E’ sufficiente riflettere un attimo per considerare quanto, al di là degli importanti monumenti, lasci nei ricordi dei turisti che raggiungono la città con il treno o l’autobus l’immagine della collina rivestita dalle chiome argentate degli olivi. Se poi sui tavoli o nei menù dei ristoranti, viene offerta l’opportunità di gustare l’olio di qualità prodotto nel territorio, il ricordo diviene indelebile.
A questo poi contribuisce la manifestazione Tivolio che da qualche anno Slow food e l’Istituto VA.VE. organizzano all’interno del Santuario di Ercole vincitore ricordando che, da qualche anno, l’ormai ex direttore Andrea Bruciati, aveva avviato la produzione ed il confezionamento dell’olio prodotto dai circa tremila olivi della Villa Adriana.
Da queste considerazioni è nata l’idea dell’associazione nazionale Italia Nostra che ha presentato al Comune la proposta, completa della documentazione necessaria alla approvazione di una delibera di Giunta, per l’adesione di Tivoli all’Associazione nazionale Città dell’Olio.
I comuni
Sono già 45 i comuni aderenti nella sola regione Lazio, tra i quali Vicovaro, Palombara e Roma, nei quali si producono olii che hanno tradizione olivicola connessa a valori di carattere ambientale, storico, culturale e tutto questo alla città tiburtina non manca. Anche il Parco regionale dei Monti Lucretili è tra gli aderenti.
E se non è sufficiente il panorama della Strada di Pomata, basta poi sfogliare le gradevoli pagine di “Tivoli tra gli olivi”, che il professor Franco Sciarretta ha scritto e pubblicato qualche anno fa, per comprendere come le tradizioni storiche della città e dei tiburtini diano diritto alla città di far parte alle Città dell’Olio. Uno stimolo in più perché si inverta quel processo, che sembra inesorabile, dell’abbandono agli incendi estivi degli oliveti.
L’adesione annuale ha un costo sostenibile ed è proporzionata al numero degli abitanti.
Per l’anno 2025 la quota per i comuni superiori a 20.000 abitanti ammonta a 2501,76 euro.
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