Guidonia, Protezione Civile sotto sfratto: mezzi e attività a rischio stop | Appello pubblico per trovare una nuova “casa”
Protezione Civile (Anci Piemonte) - NotiziaLocale
La storica associazione fondata da Costanzo Di Paolo deve lasciare i capannoni di via Lago dei Tartari: chiavi richieste dalla proprietà, si cerca una soluzione con Guidonia e Tivoli.
A Guidonia Montecelio scatta l’allarme per una realtà che, da oltre trent’anni, aiuta il territorio nelle emergenze piccole e grandi. I Volontari Valle Aniene Associati (VVAA), gruppo di Protezione Civile nato nel 1992 per volontà di Costanzo Di Paolo, rischiano di restare senza base operativa. La proprietà dei capannoni di via Lago dei Tartari, al Bivio di Guidonia, ha chiesto la riconsegna delle chiavi: la comunicazione è arrivata a giugno all’attuale presidente, Serena Di Paolo, figlia del fondatore scomparso lo scorso 30 marzo. La sede, ottenuta nel 2000 in comodato d’uso gratuito dopo gli otto anni passati alla Torre Civica di Palazzo Matteotti, deve essere liberata. E ora il gruppo cerca una soluzione rapida per non interrompere i servizi.
Il tema riguarda non solo i volontari, ma l’intera rete di soccorso locale. Senza un luogo dove tenere mezzi, attrezzature e scorte, molte attività rischiano di fermarsi: dai presìdi durante gli eventi, al supporto in caso di maltempo, fino agli interventi di prossimità che i VVAA svolgono a fianco di Polizia Locale e altre strutture. Per questo la presidente Serena Di Paolo ha scritto sia al sindaco di Guidonia Montecelio, Mauro Lombardo, sia al sindaco di Tivoli, Marco Innocenzi, con cui l’associazione è convenzionata. L’obiettivo è trovare uno spazio alternativo adeguato, senza perdere tempo prezioso e senza disperdere il patrimonio umano costruito in tre decenni.
Chi sono i VVAA e perché la sede è decisiva per il territorio
I Volontari Valle Aniene Associati sono una realtà cresciuta attorno all’idea semplice di Costanzo Di Paolo: “mettere le mani” quando serve, prima delle parole. Nel tempo il gruppo ha formato decine di persone, creando un punto di riferimento per attività tipiche della Protezione Civile: monitoraggi in caso di piogge intense, assistenza in emergenze locali, supporto a eventi e manifestazioni, logistica per distribuzioni e presidi. Una sede non è solo un indirizzo: è il posto dove si tengono in ordine i mezzi, si ricaricano i dispositivi, si stoccano tute, DPI, torri faro, pompe e motoseghe, si fanno briefing e formazione rapida prima di uscire sul territorio.
Senza un capannone o un’area coperta, diventa difficile persino garantire l’uscita dei mezzi in pochi minuti. Chi vive e lavora tra Guidonia e Tivoli lo sa: basta un temporale più forte del solito perché alberi e rami finiscano sulla carreggiata, o perché scantinati e sottopassi abbiano bisogno di essere svuotati. In questi casi la Protezione Civile locale è spesso la prima a muoversi, perché conosce le strade, sa chi chiamare e dove intervenire. Ecco perché la richiesta di lasciare i capannoni apre un problema concreto: se salta la base, salta la prontezza.
Che cosa può succedere adesso: appello ai Comuni e corsa contro il tempo
La situazione è chiara: la proprietà dei capannoni ha chiesto la restituzione delle chiavi. I VVAA non contestano il diritto, ma chiedono un aiuto istituzionale per non spegnere l’operatività. Il passaggio da una sede all’altra, infatti, richiede logistica e spazi idonei: un piazzale per i mezzi, locali sicuri per attrezzature e carburanti, accessi comodi per uscire a qualsiasi ora. Da qui l’appello ai Comuni di Guidonia Montecelio e Tivoli, dove i volontari lavorano e con cui sono convenzionati, a valutare immobili comunali liberi o soluzioni temporanee in attesa di una sistemazione stabile.
Una nuova sede non è una bandierina da mettere su una mappa, ma la condizione minima per mantenere l’efficienza della colonna mobile locale. L’associazione, guidata oggi da Serena Di Paolo, porta con sé una storia che molti cittadini riconoscono e apprezzano. È il patrimonio costruito dal padre, Costanzo Di Paolo, pioniere del volontariato nell’area tiburtina, che ha condiviso tempo e competenze con generazioni di volontari. Oggi quel capitale umano rischia di trovare le porte chiuse, non per mancanza di volontà, ma per mancanza di un tetto operativo.
Le prossime settimane diranno se arriverà una risposta concreta. Una soluzione ponte – un capannone comunale, un deposito in comodato, anche una porzione di area produttiva con ingressi sempre accessibili – permetterebbe di non interrompere turni, reperibilità e attività di prevenzione. Nel frattempo, l’associazione potrebbe avviare una campagna di sostegno tra aziende e cittadini per coprire spese di trasloco, scaffalature, adeguamenti minimi di sicurezza. Ogni giorno guadagnato significa servizio garantito a chi, quando chiama, si aspetta di vedere arrivare una squadra con la divisa arancione.
